Mercoledì 29 ottobre 2025, ore 18:08

Lutto nella musica

È morto James Senese

di ENZO VERRENGIA

Un mese per morire, dopo il ricovero al Caldarelli dovuto a una polmonite.

«Il mio sax porta le cicatrici della gioia e del dolore della vita» disse.

Apparentemente, la sua è stata una vicenda perfino seriale, se si pensa alla Tammurriata Nera, scritta nel 1944, cioè a ridosso dei fatti, da Edoardo Nicolardi, e musicata da Giovanni Ermete Gaeta, in arte E. A. Mario. «‘E signurine ‘e Capodichino, / fanno ammore ch’ ‘e marrucchine, / ‘e marrucchine se vottano ‘e lanze, / e ‘e signurine ch’ ‘e panze annanze». A James Senese non piaceva: « «Tammurriata nera è una canzone razzista, fai attenzione, non sentire la musica, ascolta le parole: offendono una donna bianca che fa un figlio con un nero. Insomma dice che ‘o guaglione è ‘nu figlio ‘e zoccola».

L’Ottava Armata armata americana portava sul Golfo il melting pot, il crogiolo di razze del Nuovo Mondo. Ne faceva parte il soldato James Smith, nativo della Carolina del Nord, intruppato nella 92ª Divisione di Fanteria, assegnato a Napoli dopo lo sbarco di Salerno. Dal militare dell’US Army e dalla giovane Anna Senese nacque Gaetano, il giorno dell’Epifania del 1945. Il padre abbandonò la famiglia due anni dopo e il figlio fu cresciuto dal nonno, di cui portava il nome.

«Quande so’ gghiuto p’a prima vota a Neviorke nun capeve nente!» Quando sono andato per la prima volta a New York non capivo niente. Così commentò James Senese quello che avrebbe dovuto essere il suo ricongiungimento con le radici (afro)americane. È ovvio. Lui apparteneva a Napoli, e non solo per nascita. «Io per il 99% canto in napoletano, è così che mi riesco a esprimere meglio. Quando mi dicono che i dialetti stanno sparendo, spero sempre il contrario. Sarebbe assurdo».

Sul ragazzo non poté mancare l’influenza dello swing, del boogie woogie e di Glenn Miller. Ma fu il suono possente e nel contempo lirico del sax tenore di John Coltrane che determinò il futuro e la leggenda di Gaetano Senese, in seguito rinominatosi James, serbando un retaggio del padre perduto. La mamma gliene regalò uno a dodici anni e lui vi trovò subito il suo correlativo oggettivo in musica. Il primo complesso lo fondò da adolescente, nel 1961. Gigi e i suoi Aster. Compagno d’armi Mario Musella, con cui darà successivamente vita agli Showmen, dove militava Elio D’Anna, più tardi anima creativa degli Osanna.

Napoli, Napoli, Napoli. James Senese rappresentava l’anima di una metropoli mediterranea di cui Francesco Rosi denunciava lo scempio edilizio, e che pure dava all’arte continuità con il passato straordinario. Il musicista cresceva fra queste contraddizioni e incarnava la dinamica di una nascente globalizzazione dei generi. Il jazz si mescolava con il funky e il rock. Herbert Hancock pubblicava l’album Maiden Voyage, in cui lo swing sfociava nel quattro quarti del pop. Miles Davis gli faceva eco con Bitches Brew, altra pietra miliare dell’evoluzione in corso. James Senese approdava a Napoli Centrale, un gruppo irripetibile che era sintesi di istanze non solo musicali ma anche politiche. Dopo il formidabile incipit di sax, piano elettrico, basso e batteria, Senese intonava: «Chiove o jesce ‘o sole / chi è bracciante a San Nicola / tutt’e juorne va a zappà». La sua campagna era scevra di illusioni bucoliche, per diventare fatica, umiliazione, bracciantato sofferto, questione meridionale a ritmo funky. Standard, scale, scelte compositive che mentre risalgono ai canti degli schiavi nelle piantagioni degli Stati Uniti del sud accorpano il dramma del mezzogiorno peninsulare. Come il blues ripreso da quello di Robert Johnson. La formula di Senese spiazzò il progressive italiano. La PFM, il Banco del Mutuo Soccorsi, le Orme: improvvisamente furono lasciati indietro di molti chilometri dal sound di James Senese.

( 29 ottobre 2025 )

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