Si prostituiscono sulle strade, lavorano nei campi e nei cantieri. Sono schiave e schiavi, vivono sotto ricatto, nel terrore e in condizioni insostenibili. Spesso non hanno neppure 18 anni. Sono vittime innocenti di trafficanti senza scrupoli, strappate alle famiglie dietro pagamento o con l’ingannevole promessa di un futuro migliore. E’ uno scenario drammatico quello tracciato dalla XIV° edizione del rapporto “Piccoli Schiavi Invisibili” curato da Save the Children Italia, la sezione nazionale dell’organizzazione umanitaria che dal 1919 si batte in ogni angolo del pianeta (oggi è presente in 70 Paesi) a sostegno e protezione dell’infanzia povera, abbandonata e maltrattata. I numeri hanno dell’incredibile, ma potrebbero essere in difetto: si stima che siano quasi 50 milioni nel mondo le persone sottoposte a varie forme di schiavitù moderna, di cui oltre 12 milioni minorenni. Tra questi ultimi, 3,3 milioni sono coinvolti nel fenomeno del lavoro forzato, in prevalenza diretto allo sfruttamento sessuale (1,69 milioni) o all’impiego nel settore domestico, in agricoltura, nella manifattura, nell’edilizia, per l’accattonaggio o in attività illecite (1,31 complessivamente). Circa 320 mila sono invece sottoposti a lavoro forzato da parte degli Stati, in quanto detenuti, dissidenti politici, o appartenenti a minoranze etniche o religiose perseguitate. Non bastasse, a rendere il quadro più angosciante c’è il dato dei matrimoni imposti: ad oggi 9 milioni di bambine e ragazzine risultano sposate con uomini molto più vecchi di loro (e spesso violenti). Cifre crude, dietro le quali però si celano nomi, storie, dolori, disillusioni, prove di resilienza, aspirazioni. Persone che finiscono intrappolate nella tratta degli esseri umani, un lucrosissimo affare criminale che riguarda anche l’Europa e l’Italia