L’Italia, si sa, non è un paese per giovani. Un’ulteriore conferma arriva dall’ultimo rapporto di Unioncamere-Infocamere, presentato a febbraio di quest’anno, sulla nati-mortalità delle imprese giovanili guidate da giovani sotto i 35 anni. Dai dati emerge che nell’ultimo decennio sono sparite, tra chiusure e superamento della soglia di età degli amministratori - oltre 153mila attività, portando il numero complessivo delle imprese giovanili dalle 640mila del 2014 alle 486mila di dicembre 2024. La fotografia scattata da Unioncamere parla di un tessuto imprenditoriale italiano, condizionato pesantemente dall’inverno demografico, in cui è entrato il nostro paese a causa della scarsa natalità, e dalla cosiddetta “fuga dei cervelli”. I giovani in Italia sono sempre meno come evidenzia il Rapporto Istat 2023. Nel Belpaese si contano poco più di 10,33 milioni in una età compresa tra i 18 e i 34 anni. In circa vent’anni, dal 2002 al 2023, abbiamo perso oltre 3 milioni di giovani (-22,9%) che diventano 5 milioni (-32,3%) se rapportati al picco registrato nel 1994. Ritornando all’indagine di Unioncamere sull’imprenditoria giovanile, i dati ci dicono che costruzioni e commercio sono i settori che hanno pagato il prezzo più alto: il primo ha perso quasi 40mila imprese under 35 (-38,7%), mentre il secondo ha visto sparire oltre 66mila attività (-36,2%). Pesante anche la diminuzione registrata dalle attività manifatturiere, dove in dieci anni sono venute meno oltre 14mila imprese (-35,9%). Il calo ha colpito in modo particolare il mondo artigiano che, nel decennio, ha perso oltre 47mila imprese giovanili (-28,1%), mentre l'imprenditoria femminile under 35 ha visto una contrazione di oltre 43mila unità (-24,5%) e le imprese guidate da giovani stranieri sono diminuite di quasi 35mila unità (-27,4%).Se nel 2014 i comparti del commercio e delle costruzioni rappresentavano insieme quasi il 45% di tutte le imprese under 35, oggi il loro peso è sceso al 37%.