Alle armi, siam tedeschi. Se, a livello macro, Ursula von der Leyen prepara un nuovo piano Ue di 3,5 miliardi per il rifornimento bellico dell’Ucraina, a livello micro, ma non troppo, la Germania organizza la strategia anti recessione. Imperativo è aumentare le spese per la difesa. I principali istituti di ricerca economica hanno già fissato le priorità per il governo Merz. Il consenso è unanime du 2 punti fondamentali: amministrazione più efficiente e riduzione della burocrazia, ma soprattutto, alla luce del disimpegno Usa nella Nato, fare molto di più per migliorare le proprie capacità di difesa militare nei prossimi anni. Perché se sarà fatto in modo intelligente, anche l'economia civile potrebbe trarne beneficio. L'istituto Ifo di Monaco e il Leibniz Institute for Economic Research caldeggiano una “Nato europea”, con una Germania che ne assuma il ruolo centrale che oggi è degli Stati Uniti. Si tratta, dunque, di sbloccare il piano Scholz da 107,1 miliardi, presentato dal cancelliere (ora uscente) 3 giorni dopo l’invasione russa dell’Ucraina, per modernizzare la Bundeswehr. E di marciare in parallelo con quanto annunciato da Macron per la Francia il 21 febbraio: aumento delle spese militari dal 2,1 al 5 per cento del Pil.
Per rilanciare l’economia tedesca, e abbattere letteralmente la disoccupazione, si deve puntare su un’economia bellica. Esattamente come accadde nel 1941 all’economia americana, che si risollevò anche, o forse solo, per alcuni economisti, grazie all’entrata in guerra di Zio Sam. La guerra, dunque, come unico vero motore capace di rilanciare la piena occupazione. Investire sulle armi è un’idea che piace anche a Handelsblatt. Nell’editoriale post voto, il quotidiano economico rileva che “nelle prossime settimane, mesi e anni l'attenzione sarà rivolta ai contratti per la vendita di armi. Sarà necessario discutere di una possibile leva militare, così come di un generoso aumento del bilancio per la difesa e di un dibattito sulla deterrenza nucleare”. I sindacati, ovviamente, hanno in mente un’altra idea di investimenti, legata principalmente al binomio industria-transizione energetica.
L'espansione accelerata delle energie rinnovabili, osserva l’IG Metall, serve anche a mantenere la competitività industriale e a ridurre la dipendenza dalle importazioni. In questo senso, si fa notare, la concorrenza mondiale è bella tosta: gli Stati Uniti stanno dando un forte impulso con l'Inflation Reduction Act, mentre la Cina è responsabile di circa il 35 per cento dell'espansione globale delle energie rinnovabili. L'Ue e la Germania, dice IG, devono adottare misure decisive per coniugare la tutela del clima con la forza economica, poiché “solo così si potrà garantire la creazione di valore e di posti di lavoro a lungo termine”.
La Dgb, tuttavia, è molto preoccupata che, se gli Stati membri non troveranno un accordo su nuove fonti di entrate, il bilancio Ue rischia di subire tagli, anche del 20 per cento, che avranno forti ripercussioni sull’economia tedesca.
Pierpaolo Arzilla