Il pallone è d’oro. Il futuro dei lavoratori un po’ meno. Germania, Spagna Francia, Polonia e Italia non sono le favorite del prossimo mondiale, ma i Paesi che hanno buone possibilità di dover aggiornare la conta dei danni di una gestione scellerata. In mezza Europa, Stellantis annuncia la chiusura provvisoria dei suoi stabilimenti. In Francia, il gruppo sospenderà per 3 settimane, dal 13 al 31 ottobre, la produzione nel sito di Poissy, dove impiega 2mila persone, con la formula di 12 giorni di cassa integrazione e 3 giorni di ferie. Il motivo ufficiale è il calo delle vendite, nello specifico dell’Opel Mokka che si produce appunto nello stabilimento del comune di Yvelines, a 30 chilometri da Parigi. Che di questi tempi è più famosa per la sua squadra di calcio che per la Torre Eiffel. I sindacati non credono alla storia del “mercato europeo difficile” e temono che la serrata temporanea di ottobre sia solo la “preparazione” per una chiusura definitiva dello stabilimento. “La direzione ci ha parlato di una riduzione delle vendite delle Opel Mokka, ma quando le abbiamo chiesto di mostrarci i dati sulle vendite si è rifiutata di fornirceli”, ha detto a RMC, Jean-Pierre Mercier delegato del sindacato SUD a Poissy e portavoce di Lutte ouvriere. “Per noi è chiaro che vogliono chiudere lo stabilimento, perché dopo l’Opel Mokka non ci sono al momento nuovi progetti per la produzione di altri modelli. E se una fabbrica che produce macchine non ne produce più significa che è destinata a chiudere per sempre”. Le 3 settimane di vacanze obbligatorie potrebbero, dunque, essere l’inizio della fine, un avvicinamento a tappe forzate verso l’addio di Stellantis a Poissy. L’azienda, secondo SUD è molto allettata dalla possibile offerta che Nasser Al-Khelaifi potrebbe fare al gruppo. Il proprietario qatariota del Paris Saint Germain sta cercando un’area per costruire il nuovo stadio da 60-90mila posti e ha individuato due zone. Poissy sembra essere la favorita, perché è nel comune di Yveline, dove il club campione d’Europa ha già il suo campus, inaugurato nel 2023. L’altra area è stata individuata a Massy, a 25 chilometri sud ovest di Parigi. La decisione finale sarà presa entro l’autunno 2026. E sarà un anno di forti incertezze per i lavoratori di Stellantis. Nei giorni scorsi si sono moltiplicati i contatti tra la dirigenza del PSG, il sindaco di Poissy, Sandrine Dos Santos, e Valérie Pécresse, presidente della regione Ile-de-France, proprio per discutere la vendita del sito. “Se mettiamo insieme i pezzi, si ottiene un puzzle drammatico. Non c'è nessun progetto dopo l'Opel Mokka in meno di due anni. E dietro a tutto questo, c'è questo accordo immobiliare estremamente redditizio per Stellantis. La fabbrica potrebbe essere inglobata dallo stadio, e per noi è inaccettabile”, afferma Mercier. Inglobare, per il sindacato, significa lavoratori a casa. Per il presidente dell’Ile-de-France deve necessariamente significare, invece, un “solido progetto industriale” che permetta al sito di Poissy di ospitare il PSG. “Non può essere Stellantis o PSG, ma Stellantis e PSG”, chiarisce Pécresse. Il club avrebbe espresso la disponibilità a mantenere l'attività di Stellantis nell’area, senza dunque minacciare l’occupazione. Ma per ora si tratta di voci raccolte da alcuni media, senza conferme ufficiali. Teoricamente, infatti, per quello che viene definito in maniera un po’ sbrigativa “stadio”, ma che in realtà è il classico, e molto americano, complesso multifunzionale che unisce sport, intrattenimento e servizi, al PSG basterebbero 50 dei 200 ettari del sito Stellantis. E quindi, sempre in teoria, si potrebbe convivere tutti insieme appassionatamente. Ma l’affare per l’azienda è ghiotto, e molto redditizio per le sue casse, soprattutto se gli ettari da vendere diventassero magari 80 e poi 100. Il gruppo, per ora respinge ogni lettura catastrofica: non c’è nessuna chiusura definitiva all’orizzonte. Il piano industriale del sito è stato stabilito fino al 2028, si fa notare, e i 2mila dipendenti saranno in formazione durante la pausa.
Pierpaolo Arzilla