Tredici voti a favore al primo giro. Il consiglio di sicurezza dell’ONU ha approvato lunedì notte la risoluzione che approva il piano di pace di Donald Trump per la Striscia di Gaza. Russia e Cina si sono astenute. La forza internazionale di stabilizzazione dovrà ora gestire la fase di transizione che porterà alla riforma dell’Autorità Nazionale Palestinese e alla demilitarizzazione e all’espulsione di Hamas dai territori palestinesi. L'ambasciatore americano all’ONU, Mike Waltz, esalta la portata “storica” della decisione. Che ha il sostegno anche di Israele. “Crediamo che il piano del presidente Trump porterà alla pace e alla prosperità, perché sottolinea la completa smilitarizzazione, il disarmo e la deradicalizzazione di Gaza”, si legge in una dichiarazione dell'ufficio del primo ministro, Benjamin Netanyahu. Israele, prosegue il testo, “porge la mano a tutti i suoi vicini, portatori di pace e prosperità, e li invita a normalizzare le loro relazioni con Israele e a unirsi a Israele nell'espulsione di Hamas e dei suoi sostenitori dalla regione”. Anche l’ANP ha accolto con favore il voto all’ONU e sottolinea “l'urgente necessità di attuare immediatamente questa risoluzione sul campo”. Hanno votato a favore Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Algeria, Corea del Sud, Danimarca, Grecia, Guyana, Pakistan, Panama, Sierra Leone, Slovenia e Somalia. L'accordo include anche disposizioni per la sicurezza dei confini con Israele ed Egitto, la protezione dei civili e l'istituzione di una forza di polizia palestinese, la cui composizione non è ancora specificata. La risoluzione chiede inoltre di facilitare gli aiuti umanitari e il completo ritiro dell'esercito israeliano dai territori palestinesi. L'ONU specifica che verrà istituito un Consiglio di pace, presieduto da Donald Trump, per coordinare la pianificazione per la sicurezza, gli aiuti umanitari e la ricostruzione. La decisione del Consiglio di sicurezza rappresenta “un passo importante per il consolidamento del cessate il fuoco” a Gaza, commenta Stéphane Dujarric, portavoce del segretario generale delle Nazioni Unite. La strada, naturalmente, non sarà in discesa. Sono molti, infatti, i problemi da risolvere. C’è prima di tutto da chiarire quali Stati membri dell’ONU potrebbero fornire personale e attrezzature alla nuova forza internazionale di stabilizzazione. Si attende anche la posizione di Israele sul calendario di ritiro proposto e sulla struttura di governance. Diversi Paesi, al netto del voto favorevole, hanno espresso riserve, preoccupati per la mancanza di chiarezza nei mandati del Consiglio di pace e della forza internazionale di stabilizzazione. Il fatto, poi, che la possibilità di un futuro Stato palestinese sia stata formulata solo vagamente ha suscitato dure critiche di Russia e Cina, che lamentano la mancanza di un chiaro impegno per la soluzione dei due Stati e l'assenza di un calendario concreto per l'assunzione del potere da parte dell’ANP. Hamas ha criticato la risoluzione, poiché, come cita Reuters, “assegnare alla forza internazionale compiti e ruoli, all'interno della Striscia, incluso il disarmo della resistenza, la priva della sua neutralità e la trasforma in una parte del conflitto a favore dell’occupazione”.
Pierpaolo Arzilla

