Domenica 1 giugno 2025, ore 12:03

Bruxelles 

Ue: 12 Paesi chiedono di sforare il Patto di stabilità per spese in difesa 

Tutto come previsto. Sono dodici i Paesi Ue che hanno chiesto alla Commissione di attivare le deroghe sui vincoli del Patto di stabilità con la clausola nazionale di salvaguardia per aumentare le spese nella difesa. Si tratta di Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Grecia, Ungheria, Lettonia, Polonia, Portogallo, Slovacchia e Slovenia. L'esecutivo Ue aveva chiesto le domande entro ieri e ne attende ulteriori in una fase successiva, poiché diversi Stati hanno espresso interesse. Dall'ipotesi di clausola attiva per 27 e un aumento graduale di spesa veniva la stima del ReArm di investimenti in più nella difesa per 650 miliardi in 4 anni.

"Così l'Ue compie un passo avanti decisivo nell'incrementare la spesa e la prontezza per la difesa. Dodici Stati membri hanno già richiesto l'attivazione della clausola di salvaguardia nazionale, che fornirà un sostanziale margine di bilancio aggiuntivo per investire nelle loro capacità e nell'industria della difesa.

La Commissione continuerà a garantire che questa flessibilità sia coordinata e aiuti i Paesi dell'Ue a transitare verso bilanci per la difesa più elevati, pur mantenendo solide politiche di bilancio. Restiamo aperti ad ulteriori richieste", ha confermato il commissario per l'Economia, Valdis Dombrovskis, nella nota in cui l'esecutivo comunitario fa il punto sulle richieste di attivazione della clausola nazionale di salvaguardia arrivate ad oggi. L'Italia, era filtrato dal Mef, deciderà su una eventuale richiesta di attivazione della clausola dopo l'assemblea Nato di giugno. Il ministro delle Finanze spagnolo Carlos Cuerpo ha affermato nel pomeriggio che l'attivazione sarà decisa dalla Spagna "nei prossimi mesi".

Nelle scorse settimane il ministro delle Finanze francese Eric Lombard aveva espresso il timore che un aumento del debito sia insostenibile per la Francia, escludendo in prima battuta l'opzione. Tra i 'frugali', ad oggi risulta abbiano escluso l'attivazione i Paesi Bassi. E l'attesa è anche che la Svezia possa aumentare la spesa nella difesa in deficit, senza far scattare la clausola di salvaguardia. La richiesta della comunicazione della Commissione sulla attivazione delle clausole nazionali di salvaguardia era quella di farle pervenire in modo coordinato entro fine aprile, anche per evitare che fughe in avanti di singoli Paesi attirassero uno stigma sul mercato con timori sulla sostenibilità fiscale.

Sulla scadenza "soft" c'è comunque una tolleranza di qualche giorno, aveva già chiarito la Commissione: l'obiettivo dell'esecutivo di Bruxelles ora è quello di dare il proprio parere con il pacchetto di primavera del Semestre europeo il 4 aprile, in modo da raccomandare poi l'attivazione al Consiglio Ue e poter procedere al voto dei 27, ragionevolmente entro luglio.

Oltre ai potenziali 650 miliardi di investimenti per maggiori spese nella difesa dai Paesi Ue, il piano ReArm, poi rinominato Readiness 2030 ('Prontezza 2030'), ha anche previsto per aumentare la spesa nella difesa i prestiti dello strumento Safe per 150 miliardi di euro. L'attivazione della clausola dovrebbe esentare dal conteggio del deficit l'aumento delle spese nella difesa, considerate straordinarie alla luce del mutato contesto geopolitico. Per salvaguardare la sostenibilità fiscale, la deviazione sarà limitata - aveva già chiarito la Commissione - a un aumento della spesa solo per la difesa, prendendo come punto di partenza la categoria statistica 'difesa' nella classificazione delle funzioni dello Stato ('Cofog'). Sarà possibile solo fino a un massimo dell'1,5% del Pil speso ogni anno di attivazione della clausola di salvaguardia nazionale, e per un periodo massimo di quattro anni.

Un primo conteggio esatto dell'ammontare di spesa sbloccato realmente nel 2025 potrebbe arrivare solo nel 2026, quando in primavera verranno presentati dai Paesi Ue i report di avanzamento dei piani fiscali strutturali di bilancio (Psb), ed emergeranno le cifre sulle commesse e i costi effettivamente affrontati nel 2025. Certo il quadro economico in cui si attuerà questa deroga al Patto di stabilità non è in questo periodo storico favorevole. Infati, "le prospettive economiche sono offuscate da eccezionale incertezza che comporta notevoli rischi al ribasso", ha affermato la Bce nel bollettino economico di aprile.

Gli esportatori dell'area euro si trovano ad affrontare nuove barriere agli scambi, la cui portata resta tuttavia poco chiara. Le turbative nel commercio, le tensioni nei mercati e l'incertezza geopolitica gravano sugli investimenti delle imprese. "Anche i consumatori, divenendo più cauti riguardo al futuro, potrebbero contenere la spesa", scrive l’Eurotower. "Molto incerte anche le prospettive dell'inflazione, che dai dazi potrebbe avere spinte sia al rialzo che al ribasso".

Rodolfo Ricci

( 2 maggio 2025 )

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