Martedì 3 giugno 2025, ore 9:10

Attualità

Redditi: qualcosa in più per la classe media, qualcosa in meno per le fasce più basse

Nel 2024 le politiche fiscali del Governo hanno avuto un impatto positivo - ancorché limitato stanti gli stretti vincoli di bilancio - sulle fasce medie, mentre l’impatto è stato negativo per le famiglie appartenenti alle fasce più basse. A sottolinearlo è il report Istat sulla redistribuzione del reddito in Italia nel 2024. Per le famiglie con almeno un percettore di reddito da lavoro dipendente, evidenzia lo studio, gli effetti della riforma dell'Irpef si valutano congiuntamente a quelli delle due forme di decontribuzione previste per il 2024. In questo gruppo di famiglie, si stima che siano 11,8 milioni quelle che vedono migliorare, grazie alle misure, il proprio reddito disponibile, per un ammontare medio annuo di 586 euro. Si tratta di quasi il 45% delle famiglie residenti in Italia e del 78,5% delle famiglie con almeno un lavoratore dipendente. 
Sono, invece, circa 300mila le famiglie interessate da entrambe le misure che registrano una perdita. Il peggioramento, pari in media a 426 euro, è riconducibile in larga parte alla perdita del diritto al trattamento integrativo dei redditi da lavoro dipendente (cosiddetto Bonus Irpef). Le famiglie non interessate dalla decontribuzione ma che beneficiano della riforma dell'Irpef sono 9 milioni e 600mila (36,8% delle famiglie residenti). Il guadagno derivante dalla riforma, in termini di minori imposte dirette dovute, è pari in media a 251 euro all'anno e comporta un incremento dello 0,5% del reddito disponibile.
Per quanto riguarda un altro intervento fiscale introdotto dal Governo, ossia la decontribuzione per le madri lavoratrici, l’Istat sottolinea che la misura ha coinvolto 750mila donne, che hanno visto, rispetto al 2023, un incremento medio di reddito pari a poco più di 1.000 euro. Sono le lavoratrici con retribuzione annua lorda superiore ai 35mila euro - che non erano destinatarie dell'esonero parziale previsto nel 2023 - a ottenere nel 2024 il guadagno medio maggiore, pari a oltre 1.800 euro.
Le famiglie che, invece, hanno visto ridurre il proprio reddito sono le 850mila (3,2% del totale) che hanno perso o visto ridotti i sussidi statali con il passaggio dal Reddito di cittadinanza all'Assegno di inclusione. La perdita media annua, sottolinea il rapporto Istat, è di circa 2mila 600 euro e interessa quasi esclusivamente le famiglie che appartengono al gruppo di quelle più povere. In tre quarti dei casi si tratta di nuclei che perdono il diritto al beneficio e nel restante quarto di nuclei svantaggiati dal nuovo metodo di calcolo. 
Per circa 400mila famiglie - spiega ancora l'Istat - il passaggio tra Reddito di cittadinanza e Assegno unico d'inclusione (Adi) non comporta una variazione del reddito disponibile perché continuano a ricevere lo stesso importo. Infine, un gruppo esiguo di famiglie (circa 100mila) trae un beneficio dal passaggio all'Adi di circa 1.200 euro. Il vantaggio deriva dal diverso trattamento dei componenti con disabilità insito nel metodo di calcolo della scala di equivalenza Adi rispetto a quella Rdc.
Nel complesso, spiega l’Istat, le modifiche al sistema di tasse e benefici messe in campo dal Governo hanno avuto “un effetto contenuto sulla distribuzione dei redditi”, diminuendo “in lieve misura l'equità”.
Ilaria Storti

( 17 marzo 2025 )

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