Martedì 3 giugno 2025, ore 15:59

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Via Po Cultura

I 120 anni della nascita di Emmanuel Mounier (1905-2025) in Francia sono stati ricordato con l’emissione di un francobollo, oltre che, con una serie di dibattiti sul suo pensiero, in primo luogo patrocinati dalla rivista “Esprit” da lui fondata nel lontano 1932. Gli anni Trenta furono contrassegnati dal predominio dello stalinismo in Urss, dal dominio fascista in Italia, dal nazismo in Germania e dal lungo franchismo in Spagna arrivato al potere dopo una tragica guerra civile durata tre anni e diventata luogo di scontro internazionale tra fascismo e antifascismo. E si conclusero con la Seconda guerra mondiale, che provocò oltre 68 milioni di morti. Di fronte a questi eventi, Mounier non cessò mai di schierarsi, avendo presente che “l’intelligenza dell’azione non si risveglia che partendo da un impegnarsi nella catena dell’avvenimento, e la regola dell’azione si costituisce nell’incontro di una filosofia dell’uomo e di un’analisi diretta delle congiunture storiche, che comandano, in ultima istanza, il possibile e il reale”. Idee e suggestioni di Mounier si ripropongono con forza, oggi in un momento di crisi del pensiero progressista e di smarrimento generale. La generazione degli anni ’70, ormai invecchiata, a fronte del dilagare della “guerra mondiale a pezzi” appare più sconvolta, mentre i ventenni di oggi, cresciuti nella fase della prorompente e pervasiva filosofia del digitale, dovranno gestire il passaggio a quella dell’intelligenza artificiale, destinata a impregnare ogni attività umana. Risulta perciò urgente non smarrire alcuni punti fermi sintetizzabili nel concetto della “centralità della persona umana” enunciato nella ichiarazione universale dei diritti umani, nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, nella Costituzione italiana. Dobbiamo riuscire ad affermare con forza, in ogni ambito di vita e di lavoro, a livello nazionale e mondiale, che esistono valori universali e che la pluralità di culture è fonte d’arricchimento per tutti quando si pratica il dialogo e il reciproco ascolto; diventa fonte di odio e di conflitto quando ogni cultura si manifesta in maniera chiusa, illusoriamente autoprotettiva e con volontà egemoniche. Le guerre in corso, come tutte le guerre, prescindono dai valori enunciati prima e non esiste un organismo internazionale capace di fermarli, addirittura l’ONU ha ripetutamente condannato come criminali di guerra i capi di due governi (Netanyahu e Putin) per i crimini commessi contro la popolazione a Gaza e nei territori palestinesi occupati e contro l’Ucraina invasa dai militari dell’imperialismo russo. Negli Stati Uniti il governo Trump, eletto dai cittadini, sta attuando una politica liberticida interna e avventurista nei rapporti internazionali. Si diffonde ovunque un pensiero definito “populista”: una volta vinte le elezioni, i vincitori non sono tenuti a rispettare le leggi fondative della convivenza politica e sociale (dalla separazione dei poteri al ruolo dei corpi intermedi e delle relative associazioni di rappresentanza), ma si rivolgono direttamente a ciò che chiamano “popolo”, che in realtà coincide con la minoranza dei cittadini che li ha portati al potere. La pratica di questo obiettivo si traduce nella continua falsificazione della realtà, nella creazione artificiosa di nemici a cui addossare ogni colpa, nella rilettura strumentale della storia (negazione delle evidenze storiche) e nell’uso quotidiano degli strumenti della moderna comunicazione, per renderli facilmente accessibili a tutti. Si attua in questo modo un processo di colonizzazione dell’immaginario collettivo e i proprietari, o comunque controllori dei media, diventano un nuovo potere dominante, come aveva ben capito in Italia Silvio Berlusconi e come sta avvenendo oggi, in maniera istituzionalizzata, negli Stati Uniti d’America: Trump alleato con i colossi tecnologici, a partire da Elon Musk che svolge in prima persona un ruolo politico nel governo a capo del dipartimento per l’efficienza della pubblica amministrazione. L’umanità diventa un grande mercato di consumatori, un “perfetto magazzino di fantocci”. Il pensiero sociale d’ispirazione cristiana, espresso negli scritti di Emmanuel Mounier, centrati sul personalismo comunitario, e, negli ultimi anni le encicliche di Papa Francesco (Evangelii gaudium, 2013; Laudato Si’, 2015; a Fratelli tutti, 2020), costituiscono sicuri punti di riferimento. Anni prima, Carlo Maria Martini, vescovo di Milano dal 1979 al 2002, riflettendo sull’impegno politico e sociale dei cristiani, esortava alla mediazione antropologico-etica, vero principio di laicità, perché “i principi della fede devono essere trasformati in valori per l’uomo e per la città, devono risultare vivibili e appetibili anche per gli altri, nel maggior consenso e concordia possibili”.

Salvatore Vento

( 2 giugno 2025 )

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