Il tema dazi è stato al centro del dibattito che si è sviluppato durante il congresso Fim. Per il ministro delle Imprese e del Made in Italy Urso ”non dobbiamo aggrapparci alla sentenza di un magistrato, non è solo un problema commerciale, è un problema politico quello che Trump pone sul tavolo. Trump chiede soprattutto altro e noi, in questo contesto difficile, abbiamo fatto la nostra parte, con il consenso degli altri”. Osserva da parte sua l’ex premier ed ex commissario europeo per l'Economia Gentiloni: ”Quando sento che i dazi sono stati bloccati da un tribunale federale, c'è un sospiro di sollievo perché questi dazi provocherebbero un'ulteriore diminuzione della crescita. Dazi del 50% significano -7% crescita l'anno, per un Paese come l'Italia significa arrivare a zero”. Sottolinea ancora Gentiloni: ”Le cose in Italia - come in Germania - non vanno bene perché l'industria è piatta e i consumi non riprendono, perché il potere di acquisto in Italia è del 10% inferiore a quello del 2019. Per migliorare il potere d'acquisto serve anche che un contratto scaduto si rinnovi in un anno”.
E il segretario della Fim Uliano osserva in proposito: ”Il rifiuto irresponsabile di Federmeccanica/Assistal di dare continuità alle intese del 2021 e la decisione assunta di rompere la trattativa, rappresenta una scelta che ha portato indietro nel tempo le relazioni sindacali costruite faticosamente negli anni”. Un contratto caratterizzato da grandi innovazioni: riforma dell’inquadramento professionale, diritto soggettivo alla formazione, sanità integrativa, sperimentazione della partecipazione organizzativa, contrasto alla violenza di genere, break formativi sulla prevenzione e sicurezza. ”La scelta di presentare una piattaforma che va in direzione opposta e la campagna di delegittimazione che è seguita verso il sindacato da parte di Federmeccanica – ha detto Uliano - attuata con la distribuzione di materiale nelle aziende e con articoli sui maggiori quotidiani è la dimostrazione che gli imprenditori metalmeccanici hanno speso più energie ad ampliare la frattura che a ricomporla”. Il conflitto ”ha già determinato 32 ore di sciopero, con perdite salariali per i lavoratori e costi per le imprese. Un capolavoro di miopia imprenditoriale. Se pensano di piegare i metalmeccanici si sbagliano di grosso”. I metalmeccanici e le loro organizzazioni sindacali Fim-Fiom-Uilm, sottolinea Uliano, ”sono uniti in questa battaglia perché rinnovare un contratto di lavoro è una lotta di giustizia sociale, verso quei lavoratori che consentono ogni giorno alle aziende italiane di funzionare, produrre e generare margini e profitti. Fim-Fiom-Uilm sono pronti già da domani a riprendere il negoziato senza pregiudiziali rispetto alla piattaforma”.
Anche la segretaria generale della Cisl Fumarola chiudendo il Congresso Fim ha auspicato “un cambiamento di linea e una maggiore responsabilità da parte di Federmeccanica, consentendo il ripristino di corrette relazioni industriali. Si smetta di tenere in ostaggio il sacrosanto diritto delle lavoratrici e dei lavoratori metalmeccanici ad un tavolo negoziale per il rinnovo del loro contratto nazionale. Con il muro contro muro non si va da nessuna parte. E il prezzo dello scontro lo pagano tutti. Anche le imprese, che da una situazione di alta conflittualità interna possono solo veder peggiorare la possibilità di uscire indenni dalle difficoltà che stanno affrontando”. Per Fumarola ”la partita della competitività non si vince schiacciando i salari, deprimendo i consumi interni o privando il lavoro di tutele e dignità. Si vince rendendo il nostro sistema produttivo sostenibile, innovativo e avanzato sul piano sociale, investendo in ricerca, innovazione e sviluppo, tornando a fare una vera politica industriale, avendo una visione e definendo chiaramente quale sia lo spazio di intervento pubblico per accompagnare i processi di cambiamento”. E allora ”servono investimenti mirati sulle filiere strategiche e sugli asset innovativi, avendo come riferimento la centralità e la salvaguardia delle persone che lavorano e delle produzioni. Significa per l'automotive mettere risorse concrete per sostenere le aziende della componentistica e l'intero settore automobilistico nel processo di transizione, tutelando l'occupazione e impedendo le chiusure di stabilimenti”. Conclude la numero uno di Via Po: ”Non possiamo immaginare uno sviluppo tecnologico senza un investimento proporzionato sulle persone. Per ogni euro investito in tecnologia, deve esserne investito uno in formazione. Bisogna avere una visione ampia, capace di coniugare produttività e democrazia economica, competitività e solidarietà, efficienza e benessere delle persone”.
Giampiero Guadagni