Cinquant’anni fa, il 26 marzo del 1975, morì Mario Romani, il professore dell’Università cattolica del Sacro Cuore che aveva affiancato Giulio Pastore nell’impresa di fondare la Cisl. Aveva cinquantasette anni.
Con un bel libro curato da Aldo Carera (Mario Romani, La partecipazione come conversione, Edizioni Lavoro 2025, pp. 103, euro 17,00) la Fondazione Pastore ha dato il via alla celebrazione della ricorrenza. Romani è stato uno dei fondatori e il primo presidente della Fondazione intitolata al primo segretario generale della Cisl. Carera è il quinto presidente della Fondazione dopo Mario Romani, Giovanni Marongiu, Vincenzo Saba e Michele Colasanto.
Il volume vuole contribuire, attraverso una rilettura di quattro testi di Romani, al dibattito e all’impegno della Cisl che si è finora concretizzato nell’approvazione, da parte della Camera, della proposta di legge sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione, al capitale e agli utili dell’impresa.
Mario Romani è stato per quasi vent’anni a capo dell’ufficio studi della Cisl e punto di riferimento delle attività formative a partire da quelle realizzate dal Centro studi di Firenze.
La sua collaborazione si interruppe dopo il congresso confederale del 1969 per una divaricazione tra le sue posizioni e quelle della Confederazione.
La notizia della scomparsa improvvisa di Romani fu data e commentata da Bruno Storti, segretario generale della Cisl, nel corso della riunione della segreteria confederale del 26 marzo 1975.
Quando saranno resi noti i verbali della segreteria confederale Cisl depositati, assieme a tremila faldoni corrispondenti a circa mezzo chilometro di documentazione, presso l’archivio storico del Senato, sarà possibile verificare, forse con qualche sorpresa, la corrispondenza tra quanto verbalizzato e quanto diffuso all’esterno su Conquiste del lavoro (n. 9 del 18 aprile) che dedicò un’intera pagina alla notizia.
Quello che è certo è che la Cisl, nelle sue ricostruzioni storiche e nelle sue elaborazioni ha spesso sottovalutato, se non addirittura ignorato, il ruolo svolto da Romani.
Una riscoperta e una rivalutazione di questo ruolo avvenne soprattutto nel Convegno di studi organizzato dalla Cisl in collaborazione con la Fondazione Pastore il 18 e 19 ottobre 1988 al Cnel (di cui era presidente Bruno Storti) su Il risorgimento sindacale in Italia negli scritti e discorsi di Mario Romani (1951-1975). Il convegno si proponeva di collocare l’opera di Romani - così scriveva il segretario generale Franco Marini in una circolare del 19 luglio 1988 - nella prospettiva storica che le è ormai da tutti riconosciuta.
Alcune relazioni e interventi di quel convegno sono stati integralmente pubblicati su Conquiste del lavoro. Oltre alle relazioni di Marini e Marongiu uno dei contributi più significativi fu quello di Eraldo Crea, all’epoca segretario generale aggiunto della Cisl assieme a Mario Colombo. Un contributo che conserva, ad oltre trentacinque anni di distanza, un valore e un’attualità sorprendenti.
A ribadire l’importanza della figura di Mario Romani contribuirono, negli anni successivi e fino ai giorni nostri, gli scritti e le pubblicazioni a lui dedicate da Zaninelli, Saba, Carera, Ciampani, Bianchi, Baglioni e altri. Non è senza significato che nel volume La lunga marcia della Cisl 1950-2010 di Guido Baglioni il nome di Romani compaia almeno cento volte, Un numero di citazioni inferiore solo a quelle di Giulio Pastore.
Enrico Giacinto