Dopo 100 anni chiude lo storico stabilimento della Barry Callebaut che ha segnato la storia della comunità e del territorio di Verbania. È un momento davvero triste per le lavoratrici e i lavoratori della fabbrica, ma il nostro impegno come sindacato continua. Confidiamo ancora che qualche investitore possa vedere nel sito di Intra la possibilità di uno sviluppo possibile, magari nuovo. Questo era quello che abbiamo chiesto in tutte le sedi istituzionali, compresa quella ministeriale. Il nostro ringraziamento va ai lavoratori che con dignità hanno sempre continuato a lavorare fino all'ultimo giorno e ai delegati che sono stati sempre al fianco della federazione Fai Cisl del Piemonte Orientale e dei dipendenti dell’azienda in una battaglia durata quasi un anno”. Con queste parole la segreteria generale della Cisl Piemonte Orientale, Elena Ugazio, ha commentato la chiusura definitiva della Barry Callebaut avvenuta il 30 giugno scorso. Lunedì è stato infatti l’ultimo giorno di lavoro per i 57 addetti dello stabilimento Barry Callebaut, la multinazionale del cioccolato che lo scorso settembre aveva annunciato di voler chiudere il sito piemontese, rilevato nel 2000 da Nestlé, a causa della “limitata redditività future” e della "complessità logistica dello stabilimento", lasciando invece invariata l'attività produttiva degli altri due siti italiani del gruppo svizzero-belga: Perugia e Chieti. Nell’ultimo giorno di lavoro lavoratrici e lavoratori si sono ritrovati in assemblea all’interno della fabbrica per salutarsi. “Purtroppo il fatidico 30 giugno è arrivato - hanno scritto in una nota le rsu e la segreteria territoriale di Fai Cisl Piemonte Orientale guidata da Miriam Virdis -. Restiamo con l’amaro in bocca, abbiamo continuato a produrre fino all’ultimo giorno e ci portiamo a casa solo tanto rammarico. Alla fine l’obiettivo aziendale è stato raggiunto. Dalle istituzioni locali e regionali, dopo le tante promesse, è arrivato solo silenzio. I saluti e gli ultimi abbracci sono strazianti: abbiamo perso tutti, non abbiamo più parole". Al momento non ci sono novità sul processo di reindustrializzazione del sito: nei mesi scorsi, Barry Callebaut aveva affidato a un advisor, Vertus, il compito di individuare potenziali acquirenti dello stabilimento. Uno di questi, stando a quanto riferito, in primavera aveva compiuto un paio di sopralluoghi, ma da quel momento non sono stati resi noti ulteriori sviluppi. A settembre 2024, quando è stata annunciata la chiusura, i dipendenti erano un centinaio e una trentina quelli dell’indotto. Da allora una quarantina hanno trovato occupazione nelle province di Varese e Novara, nell’Ossola e nella vicina Svizzera. A febbraio di quest’anno erano state effettuate anche 4 giornate di sciopero che avevano prodotto un accordo sugli esodi incentivati. Per i 57 lavoratori rimasti dal primo agosto 2025 scatta la cassa integrazione straordinaria che durerà fino al 31 marzo.
“L’obiettivo - ha fatto sapere in una nota la vicepresidente e assessore al Lavoro della Regione Piemonte - è fare in modo che oggi non venga scritta la parola fine: la Regione Piemonte, come ribadito più volte, sta operando senza proclami, nel massimo rispetto dei lavoratori e in sinergia con tutte le istituzioni coinvolte, Comune e Provincia comprese”. Chiorino ha inoltre ribadito che “la Regione insieme a tutte le istituzioni è impegnata su due fronti: da un lato garantire politiche attive del lavoro, strumenti di formazione e ricollocamento per i lavoratori coinvolti; dall’altro favorire ogni sforzo utile a una possibile reindustrializzazione dell'area. È questo il nostro compito istituzionale: lavorare seriamente, lontano dalle passerelle mediatiche, con un unico obiettivo: tutelare famiglie e territorio".
Con la chiusura della fabbrica di cioccolato della Barry Callebaut, la città di Verbania resta con una sola vera realtà industriale: la Plastipak, azienda che produce contenitori in plastica per alimenti, di proprietà di una multinazionale statunitense con quartier generale a Plymouth, nel Michigan. A differenza della Barry Callebaut, l'azienda americana ha scelto di investire nel sito di Verbania Pallanza in un’area che una volta apparteneva al polo chimico della Montefibre poi diventata Acetati prima di fallimento del 2019. Un segnale di speranza in un momento triste per tutta la comunità di Verbania.
Rocco Zagaria