Domenica 6 luglio 2025, ore 11:24

Territori

Caso Miteni: sentenza storica

Si è chiuso con 11 pesanti condanne a 141 anni complessivi di reclusione - ben 20 in più di quelli chiesti dai pubblici ministeri - e risarcimenti per oltre 300 parti civili il processo di primo grado per uno dei più gravi casi di avvelenamento delle acque nella storia italiana causato dallo stabilimento Miteni di Trissino a Vicenza, in Veneto. Un inquinamento che ha coinvolto un territorio di oltre cento chilometri quadrati distribuiti tra le province di Vicenza, Padova e Verona e abitati da 350mila cittadini, contaminando la seconda falda acquifera d’Europa. La Corte D'assise di Vicenza nei giorni scorsi ha condannato 11 dei 15 manager dell’industria chimica dell'Ovest vicentino - oggi fallita - per aver contaminato irrimediabilmente con gli sversamenti abusivi dei suoi reflui industriali contenenti Pfas (composti perfluoroalchilici cancerogeni) le acque superficiali e di falda di una larga porzione del Veneto centrale tra Veronese, Vicentino e Padovano. Tra queste, quelle destinate agli acquedotti. Il caso era scoppiato nel 2013, quando la Regione Veneto venne informata dal Ministero dell'Ambiente riguardo alla presenza di Pfas in concentrazioni definite preoccupanti nelle acque potabili di alcuni. 

Grande soddisfazione per la sentenza da parte di tutto il sistema regionale cislino, che ha visto fin da subito Cisl Veneto, Cisl Vicenza e Femca Vicenza costituirsi parte civile nel processo, a fianco di decine di ex dipendenti e della comunità colpita dallo scandalo Pfas. “È una sentenza storica, che mette un macigno nella giurisprudenza italiana sul fronte della tutela dei lavoratori, delle comunità e dei territori - dichiara il segretario generale di Cisl Veneto Massimiliano Paglini -. Da sempre sosteniamo che le imprese possono agire nel bene e nel male la propria responsabilità sociale, e che sono ontologicamente soggetti delle comunità dove operano. La sentenza Pfas definisce questo. Il danno non è solo a carico dei lavoratori, ma di tutti i cittadini che vivono sul territorio”. “Ancora una volta ribadiamo come la partecipazione alla gestione delle imprese sancisca un diritto assoluto: quello di ripensare il modello di sviluppo in una direzione di sostenibilità ambientale, sociale ed economica”.

“La sentenza riconosce come inviolabili i diritti basilari dei lavoratori e in generale di un’intera comunità in materia di diritto alla salute - commenta Raffaele Consiglio, segretario generale di Cisl Vicenza -. Questa è una conclusione esemplare per una vicenda drammatica che ha segnato profondamente il territorio e la comunità”. 
“È stato finalmente riconosciuto quanto i lavoratori, le loro famiglie e il territorio intero hanno subito per anni: inquinamento, malattia, insicurezza e silenzio - conclude Alberto Selmo, segretario generale di Femca Cisl Vicenza -. La giustizia ha detto chiaramente che la salute non è una variabile sacrificabile sull’altare del profitto. Ora servono un piano straordinario di bonifica, risarcimento e monitoraggio sanitario permanente, certezze per le famiglie e investimenti per il risanamento del territorio”.

Federica Baretti
 

( 1 luglio 2025 )

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