Da stamattina 5 operai Eurallumina occupano il silo n.3 del grande stabilimento che trasforma la bauxite in allumina. A 40 metri d’altezza questi lavoratori in passamontagna danno ancora più voce all’assemblea permanente decisa dalle organizzazioni sindacali e dalle RSA di fabbrica contro il silenzio e i ritardi delle istituzioni. "Con tale iniziativa si chiede - scrivono in una nota le organizzazioni sindacali - che ministero delle imprese e del Made in Italy, Comitato per la Sicurezza Finanziaria, ministero Economia e finanze e Presidenza del Consiglio intervengano immediatamente per stanziare i fondi necessari alla continuità operativa di Eurallumina, come previsto dalla legge, in modo da garantire il pagamento delle utenze, dei salari e delle fatture delle imprese terziste ed assicurare la prosecuzione delle bonifiche ambientali (emungimento e trattamento delle acque di falda)". Il primo segnale deve venire dal Mimit con la convocazione di un tavolo ministeriale sulla vertenza. Occupare una ciminiera industriale o, come in questo caso, il silo di uno stabilimento - lo sa bene la gente del Sulcis - rappresenta la carta della disperazione per scuotere l’inerzia di quanti hanno la possibilità, con una firma, di cambiare la vita dei lavoratori e delle loro famiglie. Alla chiusura della vertenza mancano proprio un timbro e una sigla autografa, quella del MEF, per revocare le sanzioni patrimoniali disposte dal Comitato di Sicurezza finanziaria (C.S.F.) nei confronti di Eurallumina, originata dalla nota vicenda del blocco degli asset, riconducibile indirettamente a un azionista del gruppo UC RUSAL. Il provvedimento sanzionatorio, notificato l’8 maggio 2023, ha comportato l’affidamento all’Agenzia del Demanio della custodia e gestione dello stabilimento Portovesme. Alla soluzione strettamente giuridica deve affiancarsi una soluzione tecnico-politica, necessaria per superare lo stallo e consentire la revoca delle misure. Per i sindacati è paradossale la disparità di trattamento applicata all'Euroallumina rispetto ad altre aziende europee consociate della stessa UC RUSAL (in Svezia, Germania, Irlanda), dove i rispettivi governi - pur aderendo al regime sanzionatorio - hanno scelto di tutelare le imprese ritenute strategiche, mantenendole operative. Inoltre la gestione finanziaria dello stabilimento, pari a oltre 20 milioni annui, è stata sostenuta sino a settembre 2025 dalla stessa proprietà, mentre la normativa prevederebbe che fosse a carico del C.S.F., tramite l’Agenzia del Demanio, con fondi ministeriali. I lavoratori si trovano sospesi tra l’inerzia degli uffici ministeriali romani e l' Eurallumina che vuole avere immediata certezza della disponibilità delle risorse necessarie alla gestione. "La situazione è paradossale, ma anche molto preoccupante - dice Antonio Dorso, segretario generale aggiunto Femca Cisl Sardegna - perché il DPCM pubblicato in GU il 3 novembre scorso risolve il problema energetico, sempre considerato principale ostacolo contro la ripresa della produzione, ma senza lo sblocco delle risorse l’azienda potrebbe essere costretta a valutare misure drastiche come liquidazione o fallimento. Con conseguenze irreversibili per i lavoratori e le loro famiglie nonché per l’intero territorio, vanificando definitivamente il potenziale occupazionale in prospettiva pari a circa 1.500 buste paga equivalenti. Per queste ragioni, chiediamo con forza che il Mimit convochi immediatamente un tavolo ministeriale, come già richiesto dalle organizzazioni sindacali il 10 novembre scorso".
Mario Girau

