Venerdì 9 maggio 2025, ore 11:26

Vertenze

Ex Ilva: necessario agire subito per salvare un asset strategico

Sarà anche per interventi di manutenzione, ma da oggi è fermo l’Altoforno2 delle acciaierie ex Ilva di Taranto e lo sarà per sette giorni, fino all’11 dicembre. A deciderlo Acciaierie d’Italia che ha informato di aver avviato un programma di interventi manutentivi riguardanti diverse aree produttive. Gli impianti interessati sono quelli marittimi, i parchi, le linee di agglomerazione, la cokeria, l’acciaieria e il treno di laminazione. Le attività manutentive, spiega l’azienda, sono state programmate e ottimizzate in modo da poter essere eseguite in parallelo, al fine di minimizzare la riduzione della capacità produttiva. La tensione tra i lavoratori è tanta, preoccupati per il futuro dell’impianto poichè già l’Altoforno1 è fermo da agosto e non è più ripartito.
Il sindacato è chiaro: “Non vogliamo le catastrofi che sta producendo la gestione attualmente in campo - afferma il segretario generale Fim Cisl, Roberto Benaglia -. I lavoratori vanno ascoltati, non possono essere lasciati nell’incertezza, perché ci sono decine di migliaia di posti di lavoro in ballo”. 
E così i segretari generali di Fim Fiom e Uilm, Roberto Benaglia, Michele De Palma e Rocco Palombella, hanno inviato una lettera  alla Presidente del Consiglio e ai Ministri competenti sulla situazione drammatica dell’ex Ilva. “Il secondo rinvio dell’Assemblea dei soci - scrivono i leader dei metalmeccanici - segna un ulteriore e grave atto di irresponsabilità che conferma le nostre denunce della mancanza di volontà, da parte di entrambi i soci, di voler risolvere la vertenza positivamente salvando un asset industriale strategico del nostro Paese e 20mila posti di lavoro. Il tempo che trascorrerà fino alla prossima riunione, prevista il 6 dicembre comporterà un ulteriore peggioramento del gruppo siderurgico, già al collasso per una gestione fallimentare, con deterioramento degli impianti, delle condizioni di sicurezza e della sofferenza di migliaia di famiglie sia dei lavoratori diretti, già duramente provate dagli ammortizzatori sociali da anni utilizzati per fare cassa e non consentire la risalita produttiva, che del mondo degli appalti e dei lavoratori di Ilva in As”.
“L’assenza di comunicazioni ufficiali in merito al confronto fra i due azionisti, gli annunci e le smentite a mezzo stampa delle ultime ore - aggiungono -  rendono ancora più drammatica la situazione e aggravano il disagio sociale fino a renderlo insostenibile. Vi chiediamo - continuano - di prevedere una convocazione urgente per ricevere un aggiornamento sulla vertenza e sulle decisioni che il governo intende assumere per la risoluzione della crisi dell’ex Ilva, come da impegno preso nell’ultimo incontro del 9 novembre scorso”. In mancanza di una convocazione ufficiale i sindacati hanno annunciato un’autoconvocazione presso Palazzo Chigi. “Abbiamo bisogno - che non capiti il peggio - aggiunge Benaglia - cioè lo spegnimento degli Altiforni e la messa in liquidazione delle ex Ilva, che sarebbe una tragedia sociale, economica, produttiva e occupazionale, soprattutto per Taranto, ma non solo”. 
Il 2023, ha spiegato Benaglia, “è già stato l’anno peggiore per il siderurgico di Taranto, con la più bassa produzione, con zero investimenti e con tanta cassa integrazione. Da mesi chiediamo al Governo di rinegoziare i patti e di ridare una prospettiva; la decarbonizzazione va bene, ma è fra 10 anni. Bisogna far sopravvivere bene il siderurgico e invece in queste ore e in queste giornate abbiamo visto che i Mittal non rispondono a nessun patto di collaborazione positiva mettendoci dei soldi per rilanciare l’azienda”. Secondo il sindacalista “non è possibile lasciare andare l’azienda al disastro senza liquidità, come l’amministratrice delegata Morselli sta facendo senza pagare più nessuno; e non possiamo più contare su dei Mittal che è il primo gruppo mondiale ma che di Taranto non vuole più occuparsene. A questo punto il Governo deve mettere in campo un piano di sicurezza assoluta, esercitare come già previsto dai decreti l’opzione di conversione dei 680 milioni nel capitale, mettere in sicurezza il governo della società e trovare poi nel tempo la possibilità di individuare dei soggetti privati. Ma va fatto in queste ore”.
Sara Martano

( 4 dicembre 2023 )

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