Natale amaro per i circa 1100 dipendenti delle sedi Konecta (ex Comdata) di Ivrea e Asti. La società ha deciso che da giugno 2026 gli uffici di Ivrea e Asti, dove lavorano rispettivamente 700 e 400 addetti, non esisteranno più. I 1100 lavoratori saranno tutti trasferiti a Torino in strada del Drosso. Motivazione ufficiale: accorpamento delle tre sedi piemontesi “per razionalizzazione”. La notizia è arrivata a Roma, durante l’incontro per la presentazione del piano industriale 2026. Konecta ha comunicato alle organizzazioni sindacali nazionali, territoriali, alle rsu e rsa che le tre sedi piemontesi di Ivrea, Asti e Torino sono un’anomalia e che vanno accorpate.
La notizia è rimbalzata tra i lavoratori come una bomba. Otto anni di contratti di solidarietà, uscite volontarie e sacrifici. E ora il trasferimento. “Nella sede di Ivrea - ricorda Silvia Poletto della Fistel Cisl - eravamo 1.200 addetti e ora siamo 700. Sono praticamente otto anni che a Ivrea andiamo avanti con i contratti di solidarietà e uscite volontarie”. Da anni il sindacato segue l’evoluzione di un comparto che vive una contrazione strutturale: le telecomunicazioni cambiano, i clienti usano app e i call center servono sempre meno. Ma proprio per questo, sostengono Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, servirebbero “interventi di sistema, non chiusure di sedi”. Nel caso di Ivrea e Asti, i sindacati temono che i trasferimenti annunciati siano di fatto dei licenziamenti mascherati.
“Ci sono moltissime lavoratrici donne - aggiunge Poletto della Fistel Cisl - con contratti part time, di terzo livello e con impegni di cura familiare su cui è difficile immaginare di scaricare costi di trasferimento sia in termini di spese che di tempo”. Secondo i sindacati l’azienda conta sul fatto che molti non ce la faranno, visti gli stipendi medi intorno ai 600-700 euro mensili, e non accetteranno il trasferimento. Così se ne andranno da soli.
Konecta non è un’azienda qualsiasi per Ivrea. È la più grande azienda privata con sede in città. La sua uscita dal territorio rappresenta “un indubbio impoverimento”, come ammette il sindaco Matteo Chiantore. Il colosso spagnolo con oltre 120mila dipendenti nel mondo (che ha acquisito ex Comdata nel 2024), gestisce commesse per clienti di grande rilievo: Iren, Eni, WindTre, Vodafone, Edison, Mediolanum e Allianz. Ha visto calare del 10% i volumi complessivi gestiti in Italia e ha reagito investendo in intelligenza artificiale, sviluppando la divisione digital (cresciuta del 40%), avviando la dematerializzazione dei documenti della PA e mollando i clienti meno redditizi.
Le federazioni regionali Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil hanno reagito all’annuncio aziendale con un comunicato unitario durissimo: “Tale decisione - affermano - in barba a qualunque percorso di riqualificazione e riconversione, decreta di fatto la chiusura delle sedi di Asti e Ivrea. La soluzione non può ricadere sulle spalle di più di un migliaio di lavoratori e delle loro famiglie”. Intanto le procedure sono già partite: raffreddamento per arrivare allo sciopero, richiesta di incontro territoriale sul “caso Piemonte”, assemblee con i lavoratori di Ivrea e Asti nei prossimi giorni.
“Staremo vicino alle lavoratrici e ai lavoratori e faremo di tutto, coinvolgendo anche le istituzioni locali, per far cambiare idea a Konecta - spiega la segretaria generale della Fistel Cisl Piemonte, Anna De Bella. A fine settimana riuniremo il Consiglio generale della federazione, alla presenza del segretario generale Fistel Cisl, Alessandro Faraone, per affrontare questo tema e la pesante crisi che sta investendo il settore delle Telecomunicazioni e in particolare quello dei call center. In Piemonte sono circa 6 mila le persone occupate nel settore delle Tlc, e più di un terzo opera proprio a Ivrea che dopo il disfacimento del mondo Olivetti ha puntato quasi tutto su questo settore”.
Rocco Zagaria

