Ancora un segnale di crisi profonda che continua a colpire il settore calzaturiero nel distretto del Rubicone, in provincia di Forlì-Cesena. Una crisi che si inserisce in un più ampio contesto di difficoltà che riguarda l’intero settore della moda a livello nazionale (abbigliamento, tessile, calzature). Si tratta della recente dichiarazione di esubero da parte del calzaturificio Baldinini nel comune di San Mauro Pascoli, che coinvolge circa 27 lavoratori del reparto produttivo. Che tirasse una brutta aria nel distretto della scarpa del lusso a San Mauro Pascoli lo si sapeva. Ma ora la situazione di emergenza accomuna grandi brand insieme a piccoli contoterzisti. Baldinini ha deciso nei giorni scorsi di chiudere il reparto produzione, mantenendo invece la parte commerciale insieme alla modelleria. Nello stabilimento di San Mauro Pascoli Baldinini produce la scarpa elegante femminile, mentre quella casual era già esternalizzata.
Sin da ottobre 2023, le organizzazioni sindacali Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil si sono attivate tempestivamente sul territorio, coinvolgendo il mondo produttivo, le associazioni imprenditoriali, le amministrazioni locali e la Regione Emilia-Romagna, con l’obiettivo di individuare soluzioni concrete per affrontare il forte calo della domanda di prodotti di lusso. Da mesi, i sindacati chiedono al Governo un’iniziativa straordinaria a sostegno del settore, attraverso strumenti aggiuntivi rispetto a quelli attualmente disponibili (cigo, cigs, contratti di solidarietà), che si stanno rivelando insufficienti e limitati nel tempo, in relazione alla gravità e alla durata della crisi in corso.
“Registriamo con preoccupazione - dichiarano i segretari territoriali Marco Dallamora (Filctem), Manuela Alfinito (Femca) e Paolo Foschi (Uiltec) - che il Governo non ha ancora messo in campo misure concrete ed efficaci per uno dei comparti industriali simbolo del Made in Italy. Serve un cambio di passo immediato, altrimenti il rischio è quello di compromettere in modo irreversibile un distretto produttivo strategico come quello del Rubicone”.
Nonostante le difficoltà, fino ad oggi è stato possibile gestire le criticità limitando le fuoriuscite di personale grazie all’utilizzo degli ammortizzatori sociali, ma a costo di pesanti sacrifici per i lavoratori, in termini di riduzione del reddito e precarietà del futuro occupazionale. Secondo le organizzazioni sindacali, il 2025 non sarà un anno di ripresa, ma di conferma delle attuali difficoltà, come evidenziato da tutti i principali indicatori economici. “È il momento di abbandonare analisi sterili e convegni inconcludenti - concludono Dallamora, Alfinito e Foschi -. Occorrono azioni concrete, rapide e straordinarie, per evitare una ricaduta sociale che potrebbe lasciare sul territorio un segno indelebile”.
Sara Martano