Il mondo produttivo continua la sua mobilitazione per la Torino-Lione. Una mobilitazione che è sempre più una battaglia per la crescita. Dopo i 40mila scesi in piazza il 10 novembre scorso, ieri nelle ex Officine Grandi Riparazioni si sono riuniti oltre 3mila rappresentanti di dodici categorie produttive: tra loro gli industriali della Confindustria, gli artigiani di Cna e Confartigianato, il mondo delle cooperative, i commercianti, le imprese edili dell’Ance. Dodici associazioni che, hanno ricordato i partecipanti, “rappresentano tre milioni di imprese, oltre il 65% del Pil”.
La mobilitazione, dunque, va oltre la Tav e le infrastrutture in genere. “Il messaggio di oggi (ieri, ndr) - ha detto il repsidente di Confindustria, Boccia - è un richiamo alla politica e al governo da parte dei corpi intermedi dello Stato: avere il senso del limite”. Con il Pil fermo e gli allarmi su una possibile recessione, Boccia è tornato a ribadire che il governo “sta trascurando il motore della crescita”. La manovra, secondo Confindustria, è tutta “spostata sulla spesa corrente senza però strumenti per sostenere la crescita”. Tra questi anche il credito di imposta a favore degli interventi per Industria 4.0 e più in generale degli investimenti. Sul fronte della crescita, del sostegno agli investimenti e alle opere, imprese e sindacati sono più che mai uniti. Come ha ribadito anche il segretario generale della Filca Cisl. “La nostra è una scelta di coerenza - ha sottolineato Franco Turri -: abbiamo manifestato a Torino il 10 novembre scorso. Ed eravamo in piazza a Susa, nel 2011, in un clima di grandissima tensione, quando a rischio non c’era l’opera ma l’incolumità e la libertà degli edili che lavoravano per realizzare la Tav”. Un’opera “di fondamentale importanza”, secondo il sindacalista, “non solo per il territorio piemontese, ma per l’intera economia nazionale”.