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Scenari

Quelle multinazionali europee che violano i diritti sindacali nel mondo

Predicano bene con campagne pubblicitarie d’effetto ma poi razzolano malissimo. Le principali aziende europee violano i diritti umani in altre parti del mondo, sottolineando la necessità di un’azione della Ue più forte sulla responsabilità delle imprese. In particolare, Nestlé, AB InBev e H&M sono tra le società con sede in Europa il cui comportamento in tutto il mondo è stato messo sotto i riflettori della Confederazione internazionale dei sindacati (Ituc) nel suo Global Rights Index 2022, appena pubblicato. “Le aziende non sono tenute a rispondere e, in troppi casi, hanno perso la bussola morale”, è la valutazione del sindacato, che ha compilato il rapporto. Ma la Commissione europea finora ha mantenuto solo il minimo indispensabile sulla sua promessa di migliorare la responsabilità aziendale, con una bozza di direttiva debole che necessita di importanti miglioramenti per essere efficace. Le violazioni dei diritti dei lavoratori hanno raggiunto livelli record. La nona edizione dell’Indice (disponibile su www.globalrightsindex.org ) classifica 148 paesi in base al rispetto dei diritti dei lavoratori. In quanto revisione completa dei diritti dei lavoratori in tutto il mondo, è ’'unico database del suo genere. I casi di violazione e le valutazioni nazionali possono essere visualizzati per paese e regione.
L’elenco delle multinazionali
Tornando all’Europa, ecco le multinazionali che più di altre hanno violato i diritti dei lavoratori nel mondo:
Nestlé in Brasile: La svizzera Nestlé ha continuato a usare la pandemia come pretesto per tagliare salari e benefici. Nella sua fabbrica di cioccolato a Vila Velha nell'Espírito Santo, l’azienda ha deciso unilateralmente di dimezzare i benefici dei buoni alimentari da R $ 680 a R $ 350, avendo già ridotto la quota dei profitti trasferiti ai lavoratori. Il taglio dei benefici alimentari è iniziato per la prima volta a San Paolo, dove l’azienda ha metà della sua forza lavoro. Nel 2019, l’azienda ha licenziato più di 200 lavoratori ma ha dovuto reintegrarli dopo un’ingiunzione del tribunale. Ma in cambio i sindacati sono stati costretti ad accettare un accordo che riducesse i benefici per i dipendenti, compresi i buoni pasto.
AB InBev in Perù: La belga leader mondiale nella produzione di birra AB InBev ha implementato processi di ristrutturazione del personale senza consultare le organizzazioni sindacali. Nel processo di ristrutturazione, l’azienda ha licenziato tre segretari generali del sindacato e quindici lavoratori dello stabilimento settentrionale di Motupe, in Perù, tutti membri dell'Unione nazionale di Backus in sciopero.
Heinz-Glas in Perù: La tedesca Heinz-Glas, fondata nel 1622 e leader in plastica e vetro, ha proseguito la sua politica antisindacale per lo scioglimento del sindacato e la prevenzione della contrattazione collettiva. L'azienda ha offerto aiuto per la disaffiliazione dei membri, anche recandosi nelle loro case, inviando loro la lettera di disaffiliazione, chiamandoli uno per uno per incoraggiare la disaffiliazione e offrendo una posizione con un reddito più elevato a coloro che avrebbero scelto di disaffiliarsi.
H&M in Nuova Zelanda: La catena di abbigliamento svedese H&M ha sospeso quattordici lavoratori il 24 aprile 2021, durante la negoziazione di un nuovo contratto collettivo sulla retribuzione, con una mossa antisindacale punendoli per aver cercato di raggiungere il salario dignitoso. Già nel 2019, i lavoratori sindacalizzati di H&M sono stati bloccati dopo aver indossato adesivi nei negozi che chiedevano una retribuzione equa.
Santander in Brasile: l’istituto di credito tedesco ha imposto una riduzione dello stipendio del 55% a 40 dirigenti sindacali bancari dopo che hanno presentato un ricorso legale per essere pagati per le ore di straordinario.
I casi evidenziano come le aziende europee continueranno ad agire impunemente in tutto il mondo senza una forte direttiva sulla due diligence.
Serve una direttiva dura
Tuttavia, così com’è, il progetto di direttiva non solo non fornisce alle vittime di violazioni dei diritti un accesso effettivo alla giustizia o sanzioni che fungano da deterrente per le società, ma mina anche l’esercizio dei diritti sindacali sanciti dagli strumenti internazionali ed europei in materia di diritti umani come le convenzioni Ilo e la Carta Sociale Europea del Consiglio d’Europa. La Confederazione europea dei sindacati chiede una forte legislazione dell’Ue per allineare questi modelli di business. Finora, la Commissione europea ha ceduto alle lobby aziendali e ha offerto il minimo indispensabile. Una direttiva dell’Ue sulla responsabilità aziendale dovrebbe includere la partecipazione dei lavoratori all’intero processo di due diligence per una strategia di tolleranza zero contro le violazioni dei diritti umani, che garantisca che le vittime possano chiedere giustizia e che le aziende che si trovano ad aver infranto la legge siano sanzionate.
Il report globale segnala poi le aree del mondo più colpite dalle violazioni sindacali. 113 paesi escludono i lavoratori dal loro diritto di costituire o aderire a un sindacato, da 106 nel 2021 a 113. I lavoratori sono stati esclusi dalla rappresentanza sul posto di lavoro in Afghanistan, Burkina Faso, Myanmar, Siria e Tunisia. Il 77% dei paesi ha negato ai lavoratori il diritto di fondare e aderire a un sindacato. Le autorità nel 74% dei paesi hanno impedito la registrazione dei sindacati, rispetto al 59%, con la repressione statale dell’attività sindacale indipendente in Afghanistan, Bielorussia, Egitto, Giordania, Hong Kong, Myanmar e Sudan.
Raffaella Vitulano

( 30 giugno 2022 )

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