Gare più veloci e (sperabilmente) più trasparenti. Sono questi gli obiettivi principali e più ambiziosi del nuovo codice degli appalti, “corretto” dal Consiglio dei Ministri. Il decreto del Cdm arriva, infatti, a un anno di distanza dalla riforma del sistema dei contratti pubblici varata con il decreto legislativo 50/2016. E l’obiettivo è proprio correggere le difficoltà riscontrate nei primi mesi di applicazione delle nuove regole. Ci sono stati intoppi e agiustamenti, come dimostra il fatto che il provvedimento consta di 131 articoli destinati a impattare con centinaia di correzioni su un codice che ne conta 220. E non è ancora finita. Parlamento e Governo hanno convenuto sull'opportunità di prevedere un altro “tagliando” tra due anni.
Tra le novità più contestate, dai sindacati e non solo, resta la linea non abbastanza dura sul massimo ribasso. Sale da uno a due milioni, infatti, la soglia di utilizzo del criterio del prezzo più basso per assegnare le opere. Ma ad alcune condizioni: l’appalto va assegnato sulla base di un progetto esecutivo, dunque senza possibilità di intervento sul progetto da parte dei costruttori, che dovranno limitarsi a eseguire i lavori; entra inoltre in campo il “«metodo antiturbativa”, cioè l'esclusione automatica delle offerte che presentano percentuali di ribasso inferiori o superiori alla media, sorteggiando solo in corso di gara il criterio matematico per individuarle. Con questo accorgimento si dovrebbe evitare il rischio di formazione di cartelli, accelerando di molto le procedure (e riducendo i costi) di assegnazione degli appalti.
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