Martedì 8 ottobre 2024, ore 14:56

Meeting di Rimini 

Concordia sociale base delle istituzioni 

La nostra Costituzione ”nasce”con l’amicizia come risorsa, a cui attingere, per superare - insieme - le barriere e gli ostacoli; per esprimere la nostra stessa umanità. Per superare, per espellere, l'odio, come misura dei rapporti umani. Quell'odio che, la civiltà umana, ci chiede di sconfiggere nelle relazioni tra le persone; sanzionandone, severamente, i comportamenti, creando, così, le basi delle regole della nostra convivenza”. Così il presidente della Repubblica Mattarella, nel suo intervento nella giornata conclusiva del Meeting di Rimini.
Il capo dello Stato, accolto da lunghi applausi, ha incentrato il suo discorso sulla parola chiave del Meeting: amicizia, toccando moltissimi temi: immigrazione, ambiente, giovani. ”L'aspirazione, non può essere, quella, di immaginare che l’amicizia unisca soltanto coloro che si riconoscono come simili. Al contrario. Se così fosse - ha osservato -, saremmo sulla strada della spinta alla omologazione, all'appiattimento. L'opposto, del rispetto delle diversità; delle specificità proprie a, ciascuna, persona. Non a caso, la pretesa della massificazione, è quel che ha caratterizzato, ideologie e culture, del Novecento, che hanno portato alla oppressione dell'uomo sull'uomo. Le identità plurali, delle nostre comunità, sono il frutto del convergere delle identità di ciascuno di coloro che le abitano, le rinnovano, le vivificano. E, anche in questo, l’amicizia assume valore di indicazione politica. Non mancano, mai, i pretesti, per alimentare i contrasti. Siano la invocazione di contrapposizioni ideologiche; di caratteri etnici; di ingannevoli, lotte di classe; o la pretesa di resuscitare anacronistici nazionalismi. Quanto avviene ai confini della nostra, Europa, dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Federazione Russa, ne dà, drammatica, testimonianza”.
Aggiunge Mattarella: ”Non vogliamo rinunciare, oggi, alla speranza della pace in Europa. L'Europa, che conosciamo, è nata da un reciproco impegno di pace che, i popoli e gli Stati, si sono scambiati, dopo l'abisso della seconda guerra mondiale - ha sottolineato il presidente -. Su quella pace, sono stati edificati i nostri ordinamenti di libertà, di democrazia, di diritto eguale. Su quella pace, è cresciuta la cultura, la civiltà degli europei. Non ci stancheremo di lavorare per fermare la guerra. È contro lo strumento della guerra, che siamo impegnati nell'impedire una deriva di aggressioni del più forte contro il più debole. Per costruire, una pace giusta”.
Collegato il tema migranti. ”Una pace giusta non può dimenticare il dramma dei profughi. I fenomeni migratori, vanno affrontati per quel che sono: movimenti globali, che non vengono cancellati da muri o barriere. Dietro numeri e percentuali delle migrazioni vi sono innumerevoli singole, persone, con la loro storia, il loro futuro tante volte cancellato. Occorre un impegno concreto e costante dell’Unione Europea. E sostegno ai Paesi di origine dei flussi migratori. Soltanto ingressi regolari, sostenibili, ma in numero adeguatamente ampio, sono lo strumento per stroncare il crudele traffico di esseri umani: la prospettiva di venire senza costi e sofferenze disumane indurrebbe ad attendere turni di autorizzazione legale”. Il presidente della Repubblica ha inoltre parlato di ambiente e ricordato la drammatica alluvione che ha colpito nel maggio scorso proprio la Romagna. ”L'alluvione ha lasciato ferite profonde. I cittadini della Romagna - e i loro sindaci - non vanno lasciati soli. La ripartenza delle comunità; e, con esse, di ogni loro attività, è una priorità, non soltanto per chi vive qui, ma per l'intera Italia”. Infine, un appello ai giovani: ”Non vi chiudete, non fatevi chiudere in tanti mondi separati. Usate i social, sempre con intelligenza; impedite che vi catturino, producendo una somma di solitudini”.
Intanto continua a tenere banco la manovra di autunno, ancora tutta da scrivere. Ma il conto si prospetta già salato. Considerando gli interventi che sembrano già certi e le spese indifferibili servono almeno 30 miliardi. E se nel Governo non ci sono dubbi sulla necessità di costruirla sui capisaldi di lavoro, pensioni e famiglia, più complessa si prospetta la caccia alle risorse. Finora i 6-7 miliardi disponibili offrono una coperta molto corta e gli spazi cui si guarda per allargarla consentirebbero di arrivare a coprire solo metà dell'intera legge di bilancio. Una strada dunque in salita, che potrebbe essere resa più ardua da diverse variabili, dall'andamento dell'economia al negoziato in Europa sul nuovo Patto di stabilità.
Una sfida non facile per il Governo. Che sulla manovra potrebbe fare un primo giro di tavolo lunedì in Consiglio dei ministri. Mentre per lunedì 4 settembre è fissata una riunione dei capigruppo di maggioranza a Palazzo Chigi con la premier Meloni. In vista di quell’appuntamento Lupi (Noi Moderati) dal Meeting di Rimini ha lanciato un appello agli alleati d evitare di ”sventolare bandierine”.
Una voce importante è quella del rinnovo del taglio del cuneo contributivo, per il quale servono 9-10 miliardi. Ci sono poi le spese indifferibili (6 miliardi), l'avvio della riforma Irpef (servono almeno 4 miliardi), oltre alla proroga della tassazione agevolata sui premi di produttività e i fringe benefit (1-2 miliardi), delle agevolazioni sui mutui prima casa per i giovani, la detassazione delle tredicesime, l'avvio del ponte sullo Stretto. E poi tutto il pacchetto famiglia, per il quale si studiano aiuti per i nuclei con 3 figli, agevolazioni per chi assume mamme, bonus secondo figlio; mentre potrebbe richiedere più tempo il quoziente familiare. Un ricco elenco di interventi che deve però fare i conti con entrate limitate. Al momento ci sono i 4,5 miliardi in deficit ricavati dal Def, i 300 milioni di spending e i 2-2,5 miliardi attesi dalla tassa sugli extraprofitti sulle banche (che però potrebbe essere smussata nel passaggio in Parlamento). Altri 4-8 miliardi potrebbero arrivare dalla riforma fiscale tra potatura delle agevolazioni ed effetti del rapporto collaborativo tra fisco e contribuente. Ma anche così si arriverebbe a metà delle risorse necessarie.
Un capitolo che si annuncia particolarmente complicato è quello delle pensioni. A parte gli 1,2 miliardi per Quota 103 e i 210 milioni per portare le minime a 600 euro, resta da affrontare il nodo della rivalutazione degli assegni: l'anno scorso è stata tagliata per fasce a partire dagli assegni oltre quattro volte il minimo e quest'anno, mantenendo lo stesso criterio, l'intera operazione potrebbe valere oltre 13 miliardi.
Al Meeting di Rimini il ministro dell’Economia Giorgetti ha detto che ”nessuna riforma delle pensioni tiene con questo andamento demografico”. ”Una fuga in avanti che non fa bene al dialogo”, commenta dalle colonne di Avvenire il leader della Cisl Sbarra. Le parole di Giorgetti ”vanno nella giusta direzione quando richiama la necessità di sostenere, con la prossima manovra, la crescita economica, i redditi dei lavoratori e pensionati, delle famiglie alle prese con il carovita ed un'inflazione che erode il potere di acquisto di salari e pensioni”. Invece ”destano preoccupazione quando si sofferma sull'inemendabilità delle regole pensionistiche alla luce della crisi demografica italiana, per più di un motivo. Il primo è di metodo: il Ministro all'Economia sa bene che sul tema, affrontato più volte negli incontri a Palazzo Chigi, è aperto un tavolo specifico al Ministero del Lavoro con le parti sociali, dove si cerca la quadra sui possibili e necessari cambiamenti per far evolvere la previdenza italiana nel solco dell'inclusione, della flessibilità, di una maggiore sostenibilità sociale. Negli incontri il Governo ha sempre sostenuto la volontà di modificare la Legge Fornero riconoscendo la validità delle proposte e le priorità poste a base della piattaforma unitaria del sindacato confederale oggetto di approfondimenti anche in sede tecnica”. Il secondo aspetto che rende quelle dichiarazioni allarmanti riguarda ”l’impostazione ragionieristica che continua ad associare le pensioni ad un privilegio, non a un diritto maturato nel lavoro e - soprattutto - al principale driver di coesione e continuità intergenerazionale”.
Giampiero Guadagni

( 25 agosto 2023 )

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