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Pubblico impiego

La Consulta dichiara illegittimo il blocco dei contratti

La Consulta giudica "illegittimo" il blocco dei contratti nel pubblico impiego. Ma la pronuncia della Corte non riguarda il passato e non ha quindi effetto retroattivo. La Corte Costituzionale, si legge in una nota, in relazione alle questioni di legittimità costituzionale sollevate, "ha dichiarato, con decorrenza dalla pubblicazione della sentenza, l’illegittimità costituzionale sopravvenuta del regime del blocco della contrattazione collettiva per il lavoro pubblico, quale risultante dalle norme impugnate e da quelle che lo hanno prorogato". La Corte ha respinto le restanti censure proposte.

Sono passati quasi sei anni, oltre 2000 giorni, dall'ultimo rinnovo del contratto del pubblico impiego. Riguarda più di tre milioni di dipendenti, un numero che si è ridotto di 300mila unità dal 2002 al 2013. La sentenza della Consulta sul blocco imposto dal governo Berlusconi, nel 2010, e poi confermato da Monti, Letta e Renzi, impone di interrompere una prassi ormai consolidata.

"La sentenza della Consulta cancella una palese ingiustizia che dura da ben sei anni nei confronti di milioni di lavoratrici e lavoratori del pubblico impiego". E' quanto sottolinea il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan. "Aver bloccato con una decisione unilaterale i contratti di lavoro per tutti questi anni, oltre ad aver provocato un impoverimento oggettivo per milioni di dipendenti pubblici, ha arrestato tutti i processi di modernizzazione e di riorganizzazione della pubblica amministrazione, che si possono realizzare solo attraverso la contrattazione ed il confronto con il sindacato sia a livello centrale sia a livello decentrato in particolare per ridurre gli sprechi e recuperare efficienza e qualita' dei servizi. Ma ora non ci sono piu' alibi e scuse - puntualizza Furlan. Dopo questa sentenza sacrosanta e giusta della Corte Costituzionale, speriamo che il Governo sani questo " vulnus" inaccettabile, aprendo subito la trattativa per il rinnovo dei contratti pubblici, come si fa in in tutti i paesi civili del mondo dove lo stato datore di lavoro - conclude - rinnova i contratti con i propri dipendenti attraverso il dialogo con i sindacati, ricercando il massimo consenso sociale sui provvedimenti di riforma". 

( 24 giugno 2015 )

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