Sulla partecipazione sono venuti al pettine i nodi con la Cgil. ”Si dovrà faticare a spiegare ai lavoratori perché non si vuole una legge che aumenta i loro poteri, che li rende protagonisti della vita della loro azienda”. L'affermazione secondo cui la proposta di legge sulla partecipazione danneggi la contrattazione ”è paradossale e ridicola". E Giuseppe Di Vittorio, lo storico segretario della Cgil, ”assisterebbe esterrefatto allo spettacolo dei suoi pronipoti, che hanno cercato di picconare la legge”. Sbarra cita alcuni resoconti dei lavori dell'assemblea costituente. Si ritrovano dichiarazioni di voto in cui si manifestava la volontà ”di ricercare dei punti di incontro con altri gruppi che rappresentano larghe correnti dell'opinione pubblica e di lavoratori”; e per questo si annunciava il sostegno a un emendamento ”attribuendo al concetto di collaborazione il significato di partecipazione attiva dei lavoratori alla gestione delle aziende. Penserete che queste siano parole di Giulio Pastore. No, non sono sue. Le parole sono di un altro illustre membro dell'assemblea, che si battè per la partecipazione. Sono di Giuseppe Di Vittorio”.
Con questo intervento Sbarra si è congedato dal ruolo di segretario generale della Cisl e davanti alla platea dei quadri e delegati della confederazione abbraccia il segretario generale aggiunto Daniela Fumarola, che oggi sarà eletta dal parlamentino nuovo leader del sindacato.
E Fumarola, nel suo intervento che ha aperto l’assemblea, ha detto che la legge sulla partecipazione ”sarà la legge Sbarra” e al centro avrà ”la promozione della contrattazione”. Permetterà anche alle imprese non sindacalizzate di conoscere i vantaggi della partecipazione, tanto per i lavoratori quanto per le imprese stesse. E accompagnerà coloro che avranno il coraggio di partecipare con incentivi fiscali e contributivi, garantibili soltanto da un atto normativo”. Fumarola ha sottolineato che ”è stata preservata l'ossatura tecnica e culturale della proposta originaria. Sono stati stanziati rilevanti incentivi economici per premiare le aziende che accetteranno modelli partecipativi, grazie alla disponibilità di 70 milioni; è garantita la formazione per i dipendenti che partecipano; non è stata operata nessuna discriminazione tra aziende pubbliche o private. La legge varrà per tutte le imprese quale che sia la loro dimensione, il loro settore economico o la loro natura giuridica”. Nel percorso parlamentare del ddl ”sono anche stati maggiormente coinvolti gli enti bilaterali, oltre che i fondi interprofessionali e il fondo nuove competenze per diffondere la partecipazione nelle piccole e medie imprese. Mai alcuna legge parlamentare dedicata alla partecipazione dei lavoratori è arrivata alla discussione alla Camera o in Senato, pur essendone state presentate negli anni oltre una ventina, anche da esponenti politici di primo piano. Abbiamo deciso di provare a regolare tutte le forme di partecipazione che grazie all'azione contrattuale della Cisl sono andate realizzandosi sul territorio nazionale: partecipazione gestionale, economico-finanziaria, organizzativa, consultiva”.
“Non abbiamo avuto alcun dubbio a sostenere la proposta di legge di iniziativa popolare sulla partecipazione al lavoro che la Cisl ha promosso e che è diventata il testo base in discussione al Parlamento. Non è un'adesione di maniera, di compiacimento. Il Governo ha assicurato una copertura di 72 milioni di euro per il 2025 e continuerà a fare la propria parte per arrivare il prima possibile al suo via libera, perché approvare una legge sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione dell'impresa ci permette di dare finalmente attuazione 77 anni dopo all'articolo 46 della Costituzione”. Lo ha detto la premier Meloni, intervenendo all'assemblea della Cisl. ”Si tratterebbe di una conquista storica tanto per i lavoratori quanto per le imprese che darebbe finalmente compimento a un'intuizione straordinaria dei nostri padri costituenti. Lo dobbiamo all'Italia, ai nostri lavoratori e alle nostre imprese che sono testa, cuore e braccia di una nazione straordinaria”. Aggiunge Meloni: ”Bisogna superare la tossica visione conflittuale che anche nel mondo del sindacato qualcuno si ostina a sostenere”. Ricostruire la dinamica tra imprese e lavoro ”significa gettare le fondamenta di una nuova alleanza tra datori di lavoro e lavoratori, fondata sulla condivisione degli oneri e degli onori, promuovere la partecipazione dei lavoratori al destino della propria impresa, incrementare le politiche di welfare, rafforzare il peso della contrattazione legata ai territori alla dimensione aziendale per superare le rigidità dei contratti nazionali senza smarrire le tutele sul lavoro”.
Sottolinea ancora la premier: ”Dobbiamo ricostruire quell'ascensore sociale che, anche con il concorso della Cisl, hanno generato negli anni migliori del dopoguerra nuove imprese realizzate da dipendenti, un ceto medio diventato proprietario e incrementato la ricchezza, l'occupazione e la natalità. Con la Cisl ci unisce l'ottimismo della volontà”. Dalla premier parole dirette dal segretario generale uscente: ”Sbarra è stato interlocutore franco, determinato e onesto. Ha aiutato molto i lavoratori, perché il Governo lo ha sempre ascoltato con grande rispetto e non poteva che accogliere le istanze di buon senso che portava avanti. Anche quando non eravamo d'accordo sapevamo che avevamo di fronte qualcuno a cui interessava il bene dei lavoratori e non di una parte politica”. Il lavoro è la priorità del Governo, assicura Meloni. ”Lo dimostra la mole di iniziative che abbiamo portato avanti per incentivare le assunzioni, per sostenere le imprese che creano occupazione, per mitigare alcune rigidità del mercato del lavoro senza che questo facesse venire meno le tutele per i lavoratori. Lo dimostrano i risultati certificati dall'Istat record di occupati, di occupazione femminile, di lavoratori stabili, diminuzione dei contratti precari, tasso di disoccupazione ai minimi dal 2007”.
"E grazie al confronto di merito ”abbiamo confermato e potenziato il taglio del cuneo fiscale, lo abbiamo reso strutturale, che era una rivendicazione del sindacato: abbiamo ampliato i benefici a 1,3 milioni di lavoratori e abbiamo ottenuto che fossero banche e assicurazioni a concorrere alla copertura di questi provvedimenti. Un netto cambio di passo rispetto a tempi in cui i proventi delle tasse dei lavoratori venivano usati per sostenere banche e assicurazioni senza che nessuno invocasse la rivolta sociale". Tutto bene? ”Ovviamente no, le sfide si moltiplicano: dall’inverno demografico all’intelligenza artificiale, al disallineamento tra le competenze richieste dalle imprese e le competenze di chi cerca lavoro. Ma le possiamo affrontare solamente se ci lavoriamo insieme con la concretezza con la quale abbiamo lavorato in questi due anni”.
E da parte sua la ministra del Lavoro Calderone sottolinea: ”Il 2025 sarà l’anno della legge sulla partecipazione e l’anno delle nuove politiche di accompagnamento al lavoro”.
Giampiero Guadagni