Tredici anni sono trascorsi dalla rivolta di Rosarno che vide protagonisti circa due mila immigrati sfruttati nei campi. La goccia che fece traboccare il vaso furono gli spari che ferirono due immigrati, il 7 gennaio 2010, facendo esplodere la rabbia nelle strade contro auto, negozi, cassonetti. Le proteste avviarono una serie di reazioni a catena, comprese quelle da parte dei residenti, alcuni dei quali si lanciarono in due giorni di pestaggi e vera e propria “caccia al nero”. Quei giorni drammatici, oltre a svelare la mancanza cronica di integrazione e politiche adeguate resero evidente a tutto il Paese la piaga del nuovo caporalato agricolo: nella Piana di Gioia Tauro, terra di eccellenze, soprattutto per il comparto degli agrumi, a tenere in piedi le produzioni erano i braccianti delle tendopoli, per pochi euro al giorno, privati di ogni diritto e riconoscimento.
Non era la prima volta, e non sarebbe stata l’ultima. Il quadro è ancora tristemente attuale in tante realtà d’Italia. Oggi ci sono nuove leggi e un Tavolo nazionale contro il caporalato, anche l’immigrazione è cambiata, diversi ghetti sono stati chiusi, come “La Felandina” in Basilicata, ma ne sono sorti altri nuovi e non mancano quelli in crescita, come “La Pista” a Borgo Mezzanone, in Puglia, dove la scorsa settimana sono morti altri due giovani a causa delle esalazioni di un braciere.
Eppure da Rosarno una novità ci sarebbe. Dopo il commissariamento del Comune per infiltrazioni della 'ndrangheta, rinnovato per altri 6 mesi dal ministro dell’Interno Piantedosi, ora esiste un bando per l’assegnazione di unità abitative del "Villaggio della solidarietà" a lavoratori stagionali immigrati. Si tratta di 93 posti, 16 unità abitative, cui seguiranno altre strutture, utilizzando i 700 mila euro messi a disposizione per la messa in sicurezza dell’area e il ripristino dei moduli abitativi, rimasti occupati dal 2016 al 2019 da alcuni residenti con tanto di striscione eloquente: “Prima i rosarnesi”. Tra i requisiti per accedere: un regolare permesso di soggiorno, condizioni di precarietà abitativa, impiego in aziende e consorzi del territorio. La graduatoria terrà conto anche di diverse priorità, a seconda se si è soggiornanti nel campo di Testa dell’Acqua, o se c’è una sottoscrizione da parte di aziende con sede a Rosarno. Altri punti fondamentali, sono le attività di formazione e integrazione previste nel villaggio e la messa a disposizione di un pulmino per il trasporto dei braccianti sui luoghi di lavoro.
Plaude al progetto il sindacato: “Si tratta di una buona pratica da replicare, frutto anche del coinvolgimento delle parti sociali, della Comunità di Sant’Egidio e diverse Ong”, commenta il segretario nazionale della Fai-Cisl Mohamed Saady, che aggiunge: “Dove si riesce a governare alloggi e trasporti dei lavoratori, offrendo loro e alle imprese servizi di assistenza e tutela nella legalità, si rende inutile il ruolo dei caporali e si sostiene la crescita di tutto il territorio. Ora è fondamentale che anche i 200 milioni stanziati dal Pnrr per garantire alloggi dignitosi ai lavoratori agricoli vengano spesi subito e bene in tutti i territori segnati da baraccopoli e lavoro sommerso”.
Rossano Colagrossi