Lunedì 29 aprile 2024, ore 16:27

Lavoro 

Sicurezza, vertenza nazionale 

Non c’è lavoro dignitoso senza sicurezza e tutela della vita umana. Lo diremo giovedì con grande forza nelle assemblee che faremo unitariamente in tanti luoghi di lavoro. Non è un caso che il sindacato abbia scelto questa giornata simbolica in cui ricordiamo, a distanza di cinquantuno anni, il varo dello Statuto dei lavoratori, una delle conquiste più significative del movimento sindacale. Sappiamo che le condizioni lavorative sono molto cambiate nel nostro Paese grazie alle battaglie sindacali ed alle tecnologie, eppure oggi come cinquant’anni fa ogni giorno si registrano incidenti mortali ed infortuni gravi, con una frequenza davvero inaccettabile per un Paese civile. Non c’è settore fuori da questa strage silenziosa che continua in ogni settore, dall’edilizia, all’agricoltura, dalle fabbriche ai trasporti e poi nei nuovi settori del lavoro digitale. Non c’è un segmento produttivo che sia fuori da questa terribile piaga. È una emergenza nazionale che offende i valori della Costituzione e macchia in modo indelebile la dignità e la credibilità delle istituzioni. Ecco perché non bastano le note di cordoglio e le promesse delle istituzioni. Bisogna far ripartire il Paese in sicurezza, mettendo al centro il valore sociale del lavoro, la sua qualità, la tutela della dignità della persona. Un principio tradito da moltissime aziende che, mettendo in pericolo i lavoratori, non solo compiono un atto illecito ma danneggiano la credibilità delle realtà sane, che rispettano le regole e che per fortuna sono ancora tante nel nostro Paese. La sicurezza è un investimento e non un costo, un fattore di crescita per l’azienda. Dobbiamo rendere stabili i controlli, assumendo nuovi ispettori e medici del lavoro. Dare piena attuazione al Testo Unico del 2008, avviare una campagna di sensibilizzazione ad ogni livello, cominciando dalle scuole. Vanno migliorate le sinergie tra le istituzioni coinvolte nella “filiera” della sicurezza, superando inefficienze inconcepibili nel coordinamento tra Governo, Regioni, Enti locali, ma anche tra organi di vigilanza territoriali. Bisogna bloccare la deregulation sugli appalti ed adottare piuttosto la “Patente a Punti” per tutte le aziende, con meccanismi premiali e sanzionatori che coinvolgano tutta la filiera del lavoro dato in gestione esterna. E poi garantire finanziamenti veri e mirati per modernizzare gli ecosistemi lavorativi e per l’introduzione delle nuove tecnologie nelle Pmi. Queste sono le cose che vanno fatte subito. Anche il lavoro digitale va tutelato, un universo che è molto più ampio di quello dei riders e che coinvolge oltre un milione di persone in tanti settori dei servizi. Insomma, serve una strategia nazionale, cosa che finora è mancata.
Bisogna recuperare il terreno perduto, a cominciare dal Pnrr e da progetti che mettano in cima alle priorità la sicurezza e la salute nelle fabbriche, nei campi e nei cantieri, i buoni contratti, l’occupazione aggiuntiva e di qualità. Anche la Cisl si batte per sbloccare le grandi opere. Ma la via giusta non è quella di smantellare il codice degli appalti ma quella dei patti territoriali, della partecipazione alla progettazione ed al monitoraggio, con forme di flessibilità negoziate insieme alle parti sociali. Dobbiamo costruire le condizioni di un patto: questo abbiamo chiesto al Governo ed al premier Draghi, alle Regioni, alle autonomie locali, alle rappresentanze aziendali, andando oltre la consultazione, ma stabilendo insieme gli obiettivi da raggiungere e gli strumenti su cui ciascuno deve fare la propria parte. Il confronto con il sindacato non può essere saltuario o a corrente alternata. Non è questa la vera concertazione. E non possono essere solo i partiti a discutere il futuro del sistema fiscale, pensionistico, del welfare, del Mezzogiorno o della politica industriale. La via giusta è quella che ci ha portati al Patto sul Pubblico impiego ed ai successivi accordi sulla sicurezza e sulla vaccinazione nelle aziende. Dobbiamo discutere subito su come sbloccare gli investimenti, promuovere nuovi ammortizzatori sociali rivolti a tutti, una formazione continua, architetture universali di politica attiva. Ci sono troppe titubanze e ritardi nelle scelte nell’azione del Governo. Occorre più condivisione con le parti sociali. Usciremo dalla crisi se sapremo remare tutti nella stessa direzione.
Dobbiamo dare risposte a chi ha perso il lavoro, alle famiglie, a giovani e donne che si vedono negato un futuro. E la risposta, lo diciamo chiaro, non può essere quella di sbloccare i licenziamenti dal 1 luglio, ma la proroga dello stop almeno fino al 31 ottobre. Il lavoro va reso protagonista nella vita delle imprese attraverso la contrattazione ed una legge sulla partecipazione dei lavoratori alle scelte aziendali. La lunga notte del Covid si supera solo con l’unità e la coesione nazionale, richiamando ognuno alle proprie responsabilità ed alle proprie competenze nella costruzione del bene comune.
Luigi Sbarra
Segretario generale Cisl

( 19 maggio 2021 )

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