E' stato il Sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, ad annunciare ieri la scomparsa di Giuliano Vangi (Barberino di Mugello, 13 marzo 1931-Pesaro, 26 marzo 2024), pittore e scultore nato in Toscana ma che dagli Anni Sessanta viveva a Pesaro, nelle Marche. “Se ne va un grande maestro. Una figura illuminata, che ha contribuito a rendere affascinanti, unici, iconici, bellissimi, alcuni dei luoghi centrali della nostra città, rigenerandoli e donandogli vita grazie alle sue opere straordinarie”.
Numerose le opere e i monumenti realizzati da Vangi in tutta Italia, dalla statua di San Giovanni Battista a Firenze, la Lupa in Piazza Postierla a Siena e il Crocifisso e il nuovo Presbiterio per la Cattedrale di Padova al nuovo altare e all’ambone del Duomo di Pisa, la grande scultura in marmo Varcare la soglia dei Musei Vaticani e quella in legno policromo per la Sala Italia di Palazzo Madama a Roma.
Illustri anche le collaborazioni, come quella con l’architetto Mario Botta per la nuova Cappella del cimitero comunale di Azzano (Lucca) e per il Santuario del Beato Giovanni XXIII° a Seriate (Bergamo). Tra le esposizioni, la personale a Palazzo Strozzi di Firenze nel 1967 lo porta a inaugurare mostre in tutto il mondo (si ricordano quella del 1981 a New York presso la Sindin Gallery e quella del 1988 a Tokyo alla Gallery Universe) e a partecipare alle più importanti rassegne internazionali come la Biennale di Venezia e di San Paolo, Documenta Kassel, la Quadriennale di Roma e la Biennale di Scultura di Carrara. Nel 1995 il Forte del Belvedere di Firenze gli ha dedicato una grande antologica, mentre l’Ermitage di San Pietroburgo una mostra personale nel 2001 in concomitanza a quella al Museo di Hakone in Giappone.
Luca Beatrice nel suo ultimo libro “Le vite.Un racconto provinciale dell'arte italiana”, Marsilio Editore, scrive che “la critica lo definisce spesso 'scultore classico a colloquio con l'antico; la sua ricerca è incentrata in particolare sulla figura umana come i grandi della nostra scultura novecentesca, Arturo Marirtini e Marino Marini. Nel suo lavoro ha utilizzato pressochè tutti i materiali,: la pietra, il marmo, il legno, i metalli, le resine e l'avorio. Tratta in modo particolare il tema della condizione umana; in tal senso le opere rimandano a riflessioni metafisiche...Eppure non possiamo non considerare Vangi un maestro moderno, soprattutto per quanto realizzato negli ultimi venti anni: opere calate nella realtà, con una particolare attenzione alla carica drammatica di quei fenomeni che sfuggono al dominio dell'uomo, rispetto alle immagini silenziose, alle figure allungate, che ne hanno caratterizzato il percorso”.