Verrà giorno, mi senti/che ci seppelliranno e poi, dopo/migliaia di anni, mi senti/Non saremo che pietre lucenti, mi/senti dove si infrangerà l’indiffe renza, mi senti/Degli uomini…”. Nessun verso sembra più adatto a salutare per l’ ultima volta Mikis Theodorakis, il più grande compositore greco dell’ultimo secolo, morto il 2 settembre all’età di 96 anni. Versi scritti dal poeta greco Odisseas Elitis tratti dal suo poema “Mono gramma” messo in musica dallo stesso Theodorakis, che con le sue note era solito accompagnare i versi dei grandi poeti neoellenici, da quelli di Ritzos, a quelli di Kazantzakis fino a quelli di Elitis. Con Theodorakis una grande pagina della storia della musica greca si chiude per sempre e il popolo ellenico lo sa, a tal punto da aver proclamato per la circostanza tre giorni di lutto nazionale ed aver promosso, da Atene alle isole, una serie di eventi per commemorarne la memoria. In un piccolo villaggio della ridente isola di Creta, a Galatas, nei pressi di Chania, suo paese d’origine pur essendo nato a Chios, ora giace questo gigante della cultura Greca moderna, per suo volere testamentario, nonostante le richieste della famiglia, della moglie e della figlia che l’avrebbero voluto più vicino a loro in un anonimo cimitero di Corinto. Dopo una breve battaglia legale anche l’ultima volontà di Mikis è stata rispettata e in questo mite settembre finalmente il compositore può riposare nella pace nella sua terra accanto al padre e al fratello, proprio là, a poca distanza dalla spiaggia di Stravos, che l’aveva reso celebre sulle note del Sirtaki da lui musicato e ballato da Antony Queen nel famoso “Zorba il Greco”, film a sua volta tratto dal romanzo dello scrittore greco Nikis Kazantzakis. Nato nel 1925, Theodorakis si forma come musicista da autodidatta e inizia a comporre musica sinfonica dopo il diploma in Armonia, conseguito presso il Conservatorio di Atene. Le sue prime composizioni sono legate alla musica classica, rapsodie, fantasie classicheggianti vicine alle opere moderniste di Stravinskij e di Propofiev, studiate durante gli anni del Conservatorio a Parigi e composte sotto l’influenza del circolo di Messiaien.
Negli anni Cinquanta riscopre la canzone popolare rielaborandola in forma artistica grazie all’incontro con Kazantzakis. Le sue prime canzoni come “Navicella sul mare” celebrano
i piaceri del mondo egeo e le gioie della vita della campagna e si avvicinano molto alle poesie di Elitis, che proprio in quegli anni MiKis inizia a musicare. Grazie a lui e alla sua musica la poesia greca raggiunge così il popolo e si diffonde in tutto il mondo.
Tra gli anni sessanta e settanta si avvicina al mondo del cinema, componendo famose colonne sonore.
Indimenticabili sono le interpretazioni delle sue musiche, da quelle di Edith Piaf nel film francese “Les amant de Teriel” a quelle dei Beatles di “The Honeymoon Song” fino alle soundtrack del film “Zorba il Greco” che lo portano sulla scena internazionale con passi del Sirtaki. All’im pegno artistico si affianca nella sua vita l’impegno politico, inizialmente a fianco della sinistra e poi durante la dittatura tra il 1967 al 1974, accanto alla resistenza. Vive l’espe rienza del carcere e della tortura, prima, durante la guerra civile, sull’isola di Macronissos accanto all’a mico e grande poeta Ritsos, dopo, con il colpo di stato dei colonnelli nel 1967, a Averoff e a Koridallos, per finire con l’esilio volontario all’estero dove diviene un paladino della libertà greca facendosi portavoce della causa del suo paese nel mondo. Caduta la dittatura nel 1974, per facilitare il processo di democratizzazione, si avvicina alle posizioni della destra nel tentativo di conciliare le due opposizioni politiche, fino ad arrivare infine negli ultimi anni ad assumere posizioni spesso intransigenti, attirando molte critiche su di sé, per i suoi estremismi, nonché per le sue posizioni nazionalistiche non sempre condivisibili e per il suo ruolo di agitatore politico. Ma se le sue posizioni politiche, discutibili o no, presto verranno dimenticate, di lui rimarranno per sempre invece le canzoni, i suoi “Lamenti funebri” e i passi del suo Sirtaki che insieme ai Risitka, canti popolari cretesi, per un’ul tima volta cantati dai suoi compagni con i pugni alzati, gli hanno reso l’estremo saluto tra i colori e il suono delle onde di quel Mar Egeo da lui tanto amato.