Lunedì 7 ottobre 2024, ore 13:44

Dibattito 

Regole democratiche antidoto alla violenza 

L'attentato al candidato repubblicano alla Casa Bianca, Donald Trump, ha riproposto il tema della violenza nella politica. Certo, la violenza della e nella politica, purtroppo, non è mai scomparsa del tutto. Seppur con modalità diverse a seconda del profilo e della storia specifica dei vari paesi. Ma è indubbio che le regole della “buona politica” ormai stentano ad affermarsi anche nei tradizionali e storici paesi democratici. Come, ad esempio, negli Stati Uniti D’America.
Ora, e al di là dell’ennesimo atto di violenza contro un candidato o un Presidente americano, è indubbio che c’è una regola a cui un sincero democratico e liberale non può e non deve sottrarsi.
E questo compito, e questo dovere, sono rappresentati dalla necessità ed indispensabilità di riscoprire le regole basilari della civiltà democratica. Detto in altri termini, di reintrodurre nella politica quelle elementari regole democratiche senza le quali si scivola inesorabilmente nell’imbarbarimento e nella contrapposizione frontale tra i vari schieramenti politici.
Per questi semplici ma essenziali motivi, la politica ritorna ad essere credibile se rigorosamente ispirata alle regole, ai principi e ai valori democratici.
A cominciare anche e soprattutto dalla non delegittimazione morale dell’avversario politico; dalla non criminalizzazione politica dell’avversario politico; e, in ultimo, dal non perseguire come obiettivo l’annientamento finale dell’avversario politico. Tre derive che, se vengono predicate e praticate sino in fondo, non possono non contemplare al proprio interno anche delle tracce di violenza che non possono essere o venire tollerati e contemplati in un sistema democratico, costituzionale e liberale. Tre derive che, di norma, fanno della radicalizzazione della lotta politica la sua ragion d’essere e che, inoltre, trasformano l’avversario in un implacabile nemico da abbattere al più presto. E quando la propaganda e la vulgata perseguono a viso aperto la demolizione dell’avversario/nemico è abbastanza naturale che vengono sacrificati sull’altare di qualsiasi sistema democratico quei valori e quella prassi che sono alternativi alla deriva della violenza politica. E oggi la vera sfida politica è quella di riscoprire la cultura del dialogo e del confronto che erano e restano gli elementi centrali e costitutivi della miglior tradizione del cattolicesimo politico italiano. Una tradizione che, guarda caso, è stata decisiva e determinante, seppur con altre culture e filoni ideali, a costruire quel capolavoro politico ed istituzionale che era e resta la nostra Costituzione repubblicana. Ma questi valori e questi principi non vanno soltanto predicati astrattamente e poi sistematicamente rinnegati nella concreta azione politica. Va respinta, ad esempio, parlando di un sistema politico squisitamente ed autenticamente democratico come quello del nostro Paese, quella prassi della radicalizzazione della lotta politica che non può che avere come epilogo finale la riscoperta della deriva triste e decadente degli “opposti estremismi”.
Una radicalizzazione che contiene nel suo dna la cancellazione dell’avversario/nemico e il suo annientamento finale. E le forze politiche, le culture politiche e gli esponenti della società civile che individuano nella radicalizzazione della lotta politica l’unico metodo per perseguire e centrare il proprio obiettivo, si incamminano in un vicolo che non può che essere cieco. Ecco perché, e ancora al di là delle drammatiche notizie che ci arrivano da oltreoceano, la prassi democratica e costituzionale va costruita giorno per giorno. E, soprattutto, vanno respinti al mittente quei comportamenti e quei metodi che alla radice perseguono atteggiamenti semplicemente anti democratici. E, sotto questo versante, sono e saranno soltanto i comportamenti concreti a dirci se le regole della democrazia, e della Costituzione, saranno rispettati o semplicemente enunciati e richiamati in forma burocratica e protocollare.
Giorgio Merlo

( 18 luglio 2024 )

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