Esistono in Italia circa 4 milioni di polizze vita "dormienti", che sono scadute negli ultimi 5 anni ma che non sono state liquidate, spesso perché i beneficiari non sanno di esserlo. Lo rileva il presidente dell'Ivass, Salvatore Rossi, spiegando a margine della Relazione annuale che "l'importo complessivo è sconosciuto, certamente alcuni miliardi, almeno 4". Su questo l'Ivass ha segnalato al governo la necessità di nuove norme.
Il problema, ha spiegato il presidente Salvatore Rossi, sta nel fatto che "le compagnie non sanno se l'assicurato è o no deceduto prima della scadenza della polizza: molto spesso i beneficiari non si fanno avanti perché non sanno di esserlo, e nella polizza sono indicati in modo generico, come ad esempio 'gli eredi legittimi'". L'Ivass ha quindi "sensibilizzato imprese e consumatori. Molte imprese si sono attivate avviando nuove verifiche, consapevoli del potenziale danno reputazionale che può ricadere su di loro. Abbiamo per altro segnalato al Governo lo scorso marzo la necessità che siano modificate norme di legge evidentemente imperfette". Una delle soluzioni proposte dall'Istituto è che "fossero chiaramente identificati i beneficiari delle polizze e che le imprese di assicurazione potessero accedere all'istituenda Anagrafe nazionale della popolazione residente: anzi, che debbano farlo almeno una volta l'anno, per verificare i decessi degli assicurati e disporre il pagamento delle somme dovute, così come avviene in altri Paesi europei". Più in generale, l'Ivass spinge per "il rispetto dei tempi di pagamento delle polizze vita" che, dice, "è cruciale".
Scendono, per il quinto anno consecutivo, i prezzi dell’Rc auto, attestandosi, nel quarto trimestre 2016, a una media di 420 euro. In questo modo, il divario rispetto a Germania, Francia e Spagna si è ridotto a 140 euro. Si riduce anche il divario tra le varie province, tuttavia a Napoli si paga ancora più del doppio rispetto ad Aosta.
Nel 2016 il totale dei premi pagati alle compagnie assicurative è diminuito dell'8,7% rispetto al 2015, da 147 a 134 miliardi. Ed a soffrire di più è stato proprio il ramo vita (-11%), dopo tre anni di crescita. Particolarmente forte la riduzione delle polizze finanziarie (-25%), che però hanno ripreso a correre a inizio 2017. Più contenuta la flessione del comparto auto (-3,1%) e salito invece del 3% il comparto auto non danni.
Lo scorso anno gli investimenti all'attivo dei bilanci delle compagnie di assicurazione ha fruttato, al netto dei relativi oneri, oltre 19 miliardi, per un Roi pari al 3,3 per cento. "Gli investimenti delle compagnie italiane - in complesso oltre 810 miliardi a valori di mercato- sottolinea Rossi, rimangono fortemente concentrati nei titoli governativi: circa 360 miliardi, pari al 44% del totale. I titoli italiani ne rappresentano ovviamente la parte preponderante. Questa concentrazione espone le nostre compagnie, più di quelle di altri paesi europei, al rischio di repentini innalzamenti dei tassi di interesse sui titoli posseduti, con conseguente abbattimento del loro valore di mercato". Ma - avverte il presidente dell’Ivass - la soluzione del problema di una regolamentazione europea delle crisi delle società assicurative "non può essere quella trovata nel mondo bancario europeo" . "Nelle banche - ha spiegato - i depositari possono fuggire da un momento all'altro. Nelle assicurazioni i possessori delle polizze, in particolare di quelle vita, ci mettono molto più tempo a liquidarle". D'altra parte, nelle banche "l'unico presidio in caso di perdite non previste è il capitale, belle assicurazioni il primo presidio sono gli attivi a copertura delle riserve tecniche, poi viene il capitale".