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Sindacato/2

La persona al centro, così il sindacato risponde alla sfida digitale

di Carlo D’Onofrio

L’oscillazione tra paure irriflesse e utopismi inquietanti è la cifra di un tempo nel quale tutto sembra - ed è - in rapidissimo movimento. E’ un problema che si pone in modo ancor più lancinante per chi è chiamato a rappresentare il mondo del lavoro, un terrenno battuto dai venti impetuosi della rivoluzione digitale e dall’irruzione sui mercati di nuovi attori, per I quali l’aggettivo emergenti è ormai un ricordo. L’innovazione tecnologica, cui fa da moltiplicatore la globalizzazione, è la variabile principale dell’equazione con la quale il sindacato è alle prese: “Robotica, internet delle cose, intelligenza artificiale, criptovalute, aprono una nuova ‘dimensione del fare e dell’essere’ che incide profondamente nel mercato del lavoro e nel modo di lavorare”, sottolinea Luigi Sbarra aprendo la tavola rotonda su lavoro e digitalizzazione nella seconda giornata della conferenza organizzativa della Cisl. Una Cisl che nel prossimo futuro immagina di modellare la sua azione lungo tre assi. Primo, una politica economica ed industriale di respiro europeo: “La chiave dell'innovazione deve essere elemento unificante della politica e dell'identità dell’Unione - premette il segretario generale aggiunto della Cisl - bisogna superare il Fiscal Compact ed estendere agli investimenti in reti e tecnologia la ‘regola aurea’ che esclude queste spese dal computo del deficit”.

La strada dell’austerity insomma non paga, il che non significa avallare la retorica antieuropea delle forze populiste, bensì trovare una via originale in grado di coniugare sviluppo e sostenibilità nella cornice di un umanesimo che resta ilprimo riferimento ideale. Secondo, varare un “Piano nazionale per il lavoro 4.0”, un passo necessario se si vuole davvero dotare il Paese di “una visione industriale” all’altezza della sfida. Terzo, modernizzare le relazioni industriali, “con una contrattazione sempre più vicina alle comunità lavorative e il potenziamento della formazione attraverso la bilateralità e l’introduzione di diritti soggettivi all’aggiornamento professionale”. Soprattutto, spiega Sbarra, “bisogna muoversi verso l’approdo della democrazia economica e della partecipazione dei lavoratori alle decisioni strategiche d’impresa”.

La speranza è che il governo presti ascolto. Perché al di là delle convocazioni, più o meno rituali, finora i sindacati non hanno riscontrato nell’esecutivo gialloverde molta sollecitudine verso il lavoro. C’è una vicenda, ricorda Sbarra, che riassume in sé l’approccio ondivago ed il retropensiero della maggioranza: è quella dell’ex Ilva. “Basta con questo gioco a scaricabarile - si scalda Sbarra - Il Governo e l'impresa si assumano le proprie responsabilità. Mantengano fede al piano industriale per tenere in piedi sicurezza, ambiente e lavoro”. L’impressione però è che le giravolte su ArcelorMittal celino un problema ancor più grave, un virus, una “patologia anti-industriale e anti-modernista che è un misto di insipienza e ideologia”. Secondo questa ideologia sarebbe possibile “crescere meglio” crescendo meno. Una favola che purtroppo non prevede lieto fine: “Lo vadano a raccontare a tre milioni di lavoratori poveri”. Sicuri davvero che i loro guai finiranno quando verrà introdotto il salario minimo?

Se s’è un obiettivo che il governo ha centrato- ma lo ha centrato suo malgrado, il problema è questo - è quello di favorire un avvicinamento sensibile tra sindacati e imprese, uniti nel respingere le sortite sul versante della contrattazione così come, in generale, sulla direzione complessiva della politica economica.

La digitalizzazione, con tutto il suo carico di incognite, potrebbe far emergere altre affinità. Perché è evidente che sta affiorando la consapevolezza che la centralità della persona - con quanto ne segue: investimenti sulla formazione, in primo luogo - è un valore più che mai strategico nel quadro di un’organizzazione del lavoro meno gerarchica e più orizzontale, quale quella che si profila (ma in tante aziende è già realtà) in un ecosistema digitale.

Del resto basta ascoltare Giuseppe Ricci, direttore marketing dell’Eni, quando sostiene che “la persona è un asset fondamentale per l’azienda” e che la formazione è determinante nel promuovere la “cultura del cambiamento”. Oppure riflettere sulle parole di Luigi Gubitosi, ad di Telecom, che sottolinea l’importanza di “coinvolgere, rispettare, trasmettere fiducia” ai dipendenti che si trovano per la prima volta alle prese con le nuove tecnologie digitali. Coinvolgere significa anche, per Gubitosi, aprire la strada alla contrattazione di secondo livello – una prima assoluta per Telecom- negoziandone i contenuti con i sindacati. Ecco il sale del confronto. Il pepe invece lo aggiunge un l’ad di Fincantieri Giuseppe Bono in vena di provocazioni: “Certo che la formazione la facciamo - parte lancia in resta – e certo che andiamo a scovare lavoratori in tutto il mondo”, visto che in Italia la cultura del lavoro sedimentata tra i giovani e le famiglie ancor oggi rifugge le mansioni tecniche. Ma il vero problema non è la formazione, è il “modello sovietico” dentro cui, come in una gabbia, è costretta l’economia italiana, avviluppata in un groviglio di leggi e regolamenti che ne frenano, secondo Bono, ogni slancio creativo. Segue proposta shock: “Aboliamo tutto per tre anni, regole e leggi”.

Poi l’invito al sindacato ed alla Cisl in particolare - Bono ha trascorsi da iscritto - a promuovere la cultura della responsabilità ed a combattere “contro l’appiattimento”. Fincantieri, in ogni caso, ci metterà del suo: l’azienda, annuncia Bono, è pronta ad assumere 6mila. Luigi Di Maio raccoglie la sfida e fa sapere che l’Anpal è pronta a fornire “il supporto” per la formazione di cui Fincantieri ha bisogno. Ma le parole di Bono a Sbarra suonano come la conferma che nel nostro Paese mancano investimenti e strumenti sufficienti per rilanciare formazione, riqualificazione professionale, Its, raccordo scuola-lavoro, apprendistato”, tutte priorità che finora il governo “ha mortificato”.

 

( 10 luglio 2019 )

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