Venerdì 26 aprile 2024, ore 14:14

Economia 

Pnrr, confronto serrato 

Si allungano i tempi per l'esame del decreto Pnrr al Senato. L'approdo in aula - previsto inizialmente per oggi - slitterà probabilmente alla settimana dopo Pasqua, perché si attendono ancora le riformulazioni di alcuni emendamenti annunciati dal Governo. I tempi sono stretti: il provvedimento, dopo il Senato dovrà passare alla Camera e va convertito in legge entro il 25 aprile.
Intanto le opposizioni accusano l’Esecutivo di ritardi che possono compromettere le risorse e chiedono al Ministro Fitto di riferire al più presto in Parlamento. Il tema è stato al centro dell’incontro di sabato al Quirinale fra Mattarella e Meloni. Il Colle smentisce invece indiscrezioni di stampa che parlavano di colloqui tra il Capo dello Stato, Draghi e Gentiloni. La posizione del Presidente della Repubblica è chiara e più volte ribadita: portare a casa il Pnrr, senza perdere tempo e soprattutto risorse. Mattarella pubblicamente non perde occasione per lanciare il suo monito a non sprecare l'occasione unica del Piano per il rilancio del Paese.
La premier da parte sua sottolinea: ”Il Pnrr è stato ereditato: noi avremmo fatto altro, ma il nostro impegno per l'interesse nazionale ci impone di lavorare per la sua realizzazione”. Aggiunge Meloni: ”Non prendo in considerazione l’ipotesi di perdere le risorse del Pnrr. Prendo in considerazione l’ipotesi di farlo arrivare a terra in maniera efficace. Complessivamente il clima di collaborazione con l’Europa è ottimo”. In effetti il dialogo sull’asse Roma-Bruxelles prosegue serrato. Evitare strappi, è la parola d'ordine.
Il commissario europeo Gentiloni getta acqua sul fuoco delle polemiche e ricorda gli sforzi comunque positivi dell’Italia e il fatto che un rinvio come quello concesso a Roma è lo stesso dato ad almeno setto-otto Paesi della Ue, per ”una verifica che non va esagerata” nella sua portata. Con la messa a terra dei progetti nazionali da finanziare con il Recovery fund che nei Ventisette procede "a pieno ritmo", la Commissione europea lancia la sua mappa in tempo reale per "aumentare la trasparenza" sull'avanzamento dei lavori e, premiando la Spagna con una terza tranche da 6 miliardi di euro, supera quota 150 miliardi di euro sborsati dal 2021 a oggi ai Paesi membri. Una cifra che a fine aprile potrebbe salire ancora con la terza tranche da 19 miliardi di euro destinata all'Italia, per la quale la Commissione Ue si è presa due mesi extra di tempo - fino a fine aprile - per esprimersi. Fitto fa sapere che c'è tutta la volontà di ”superare le difficoltà sia per le questioni aperte sulla verifica degli obiettivi raggiunti sia per la prospettiva più generale”. Una prospettiva che la premier Meloni punta a rendere ”compatibile con le richieste e con priorità nuove” rispetto a chi aveva scritto il piano. L’impasse potrebbe comunque sbloccarsi in diversi modi: con il trasferimento sui fondi di coesione Ue di quei progetti ritenuti per stessa ammissione del Governo 'impossibili' da realizzare, oppure con la possibilità di trasformarli in aiuti di Stato da concedere alle imprese. Due soluzioni che darebbero respiro a Roma per avanzare senza l'assillo del 2026, linea rossa del ciclo vitale del Recovery. L'eventualità peggiore sarebbe quella di rinunciare a qualcosa perdendo una parte dei finanziamenti. Una strada prevista dal regolamento sul Recovery, ma che anche Palazzo Berlaymont considera una misura da ultima spiaggia plausibile soltanto se Roma non riuscisse a dimostrare di poter rispettare tutti i 55 milestone e target previsti per il via libera alla terza rata. A sembrare esclusa è invece una proroga Ue per centrare gli obiettivi.
Giampiero Guadagni

( 3 aprile 2023 )

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