Sabato 27 aprile 2024, ore 8:12

Europa

Stop alla procedura d’infrazione

Due buone notizie mercoledì per l’Italia. La prima era attesa da giorni: Bruxelles non aprirà la procedura d’infrazione. La seconda si era prefigurata martedì sera: l’elezione di David Sassoli alla presidenza del Parlamento europeo. Sassoli, Pd, prende il posto di un altro italiano, l’azzurro Tajani.

Dunque il collegio dei commissari europei ha scelto di non raccomandare all'Ecofin l'avvio della procedura per deficit eccessivo contro il nostro Paese, alla luce delle rassicurazioni sui conti fornite lunedì dal governo con l'assestamento di bilancio e il decreto che ”congela” le minori spese da reddito di cittadinanza e quota 100. Il governo prevede che il disavanzo nominale dell'Italia raggiungerà il 2,04% del Pil nel 2019 (rispetto al 2,5 % nelle previsioni di primavera 2019 della Commissione), obiettivo sancito nel bilancio 2019 adottato dal Parlamento italiano. Osserva allora il commissario uscente agli Affafri economici Moscovici: ”Avevamo posto tre condizioni: dovevano compensare lo scarto per il 2018, quello del 2019 da 0,3 punti di Pil e ottenere garanzie sul bilancio 2020. Il Governo ha approvato un pacchetto che risponde alle nostre condizioni”.

Nella lettera a Bruxelles, il premier Conte e il ministro dell’Economia Tria assicurano: "Il patto sarà rispettato anche nel 2020”. E sottolineano: ”Il risanamento di bilancio procederà di pari passo con le riforme strutturali con l'obiettivo di migliorare il potenziale di crescita dell'economia”. Il governo ”si concentrerà sul miglioramento dell’efficienza del settore pubblico e del sistema giuridico. Inoltre, sarà sviluppata un’ampia strategia per migliorare il capitale umano e la produttività”.

Il braccio teso di Bruxelles a Roma è dovuto in parte anche ai nuovi scenari che si stanno delineando nelle istituzioni europee. L’elezione di Sassoli a Strasburgo ha ridimensionato il senso di isolamento dell’Italia, che si era accentuato con le nomine in Commissione, frutto del rinnovato patto franco-tedesco. La scelta della tedesca Ursula Von der Leyen alla guida della Commissione Europea, in combinato disposto con quella della francese Christine Lagarde alla guida della Banca Centrale Europea dimostrano chi ha davvero vinto alle elezioni dello scorso 26 maggio. Certo, a leggere le reazioni dei vicepremier Salvini e Di Maio, i sovranisti si sentono ora all’angolo.

Ma la questione vera è capire se i nuovi vertici imboccheranno la strada della crescita o quella dell’austerity.

( 3 luglio 2019 )

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