Sabato 27 aprile 2024, ore 13:39

Mostre

Dentro e fuori la vetrina

di ISABELLA D'AMBROGIO

Fino all’8 settembre 2024, presso il Museo delle Culture di Milano (Mudec) sarà presente l’esposizione temporanea “EXPOSURE, Arte, cultura, moda dentro e fuori la vetrina”, curata da Katya Inozemtseva e Sara Rizzo, con la collaborazione delle conservatrici e dei conservatori del Mudec, progettÁo trasversale che segue “Raimbow” il primo capitolo del progetto che ha avuto luogo nel febbraio dello scorso anno.

L’elemento intorno a cui ruota questa mostra è la vetrina, intesa come elemento che espone e separa nello stesso tempo, all’in terno dei musei, un’opera d’arte, isolandola, non consentendo a nessuno di toccarla ed elevando l’oggetto contenuto allo status quo di “opera d’arte”.

La vetrina, che potrebbe essere considerata come una semplice“scatola di vetro” o come un contenitore di oggetti pregiati, in realtà è oggetto di discussione in moltissimi musei di tutto il mondo, ed è considerata sì come archetipo del museo stesso, ma crea anche numerosi dubbi sul concept di vetrina dal punto di vista etico all’interno dei musei etnografici, considerando che sì gli oggetti contenuti all’interno di questa vengono protetti e conservati, acquisendo anche un’aurea di unicità, ma vengono anche“strappati” dal proprio contesto. Con il termine museo etnografico si intende un luogo che ha il compito di accogliere le opere d’arte e manufatti tipici della cultura del luogo in cui si trova, tant’è che etimologicamente il termine “etnografia”, che deriva dalle parole greche ????? (ethnos) popolo e ???f? (grapho)scrivere significa letteralmente “descrizione di un popolo”, e proprio così fa anche il Mudec, descrivendo un popolo attraverso le traccia delle opere e degli elementi artistici che lo hanno contraddistinto e che lo contraddistinguono, mantenendo viva la memoria del luogo, ma proponendo anche nuovi stili di comunicazione visiva e artistica.

Il progetto propone sia numerose collezioni che contemplano le tradizioni classiche del luogo e che appartengono al nostro passato, ma anche nuove opere create ad hoc rompendo le tradizionali strutture spaziali e temporali del concetto di mostra e puntando a cambiare i classici percorsi presenti nei musei.

Le domande che ci si pone sono molteplici: “ cos’era la vetrina prima del museo, ma anche, cosa c’è dentro e fuori il museo? E qual è il suo uso nello spazio espositivo contemporaneo? E oltre il contesto museale, che ruolo aveva la vetrina/teca/reliquario negli spazi religiosi e rituali? Esiste una differenza nel suo uso negli spazi commerciali, nei negozi? ”

Questi sono i principali argomenti che questa esposizione vuole approfondire, insieme anche a quello dell’appropriazione culturale, all’esposizione di corpi e ai furti legati alle opere d’arte.

L’esposizione è collocata in tre distinti spazi del Mudec e occupa sia gli spazi della Collezione Permanente che l’am biente del maestoso Agorà.

Le vetrine presenti in mostra sono nove e alcune sono state prestate al Mudec per questa specifica e particolare occasione da Palazzo Morando, dal PIME, dal Museo Nazionale d’Arte Orientale G.

Tucci e dalle Raccolte Artistiche del Comune di Milano. Le opere in queste contenute sono molteplici e molto differenti fra loro, ci sono collezioni di porcellane cinesi, frecce africane, fotografie di gruppi etnici sub-sahariani, stoffe pregiate e una serie di reliquiari e tempietti, e molto altro ancora. Inoltre sono presente alcune istallazioni create per l’occasione, fra cui “un progetto site-specific di arte contemporanea” intitolato “Luce dietro tracce incompiute” dell’artista messicana Mariana Castillo Deball, che rende omaggio alla storia della tessitura nel territorio lombardo e che si compone di sette frammenti-sculture’ tessili sospese nell’Agorà, il “cuore pulsante” del Mudec stesso, che è possibile ammirare salendo attraverso le scale principali del museo, il cui scopo è quello di creare una situazione ribaltata in cui il pubblico si trova dentro alla vetrina, ma anche un intervento speciale proposto dall’artista Theo Eshetu dal titolo “Cocodrile on a ceiling” che riflette sull’origine del museo (da ritrovare nelle Wunderkammern del Rinascimento) e “Brave New World” che comprende una serie di immagini in movimento, rendendo parte dell’opera d’arte il pubblico stesso, per poi concludere con alcune installazioni di Monia Ben Hamouda e Damien Hirst che propongono una rilettura in chiave moderna del concetto di museo.

Il Mudec ha dato luogo a un progetto interdiscÁiplinare e ha creato anche una serie di “satel liti” che ruotano intorno alla mostra, tra cui eventi, incontri e workshop e un podcast, quest’ul timo curato dall’Ufficio Progetti Interculturali, Reti e Cooperazione, in cui verrà approfondito il tema della vetrina quale strumento ma anche simbolo dell’atto di mettere in mostra. Le varie puntate riguarderanno tutte i temi portati in superficie e approfonditi dall’esposizione, tra cui “le cruciali implicazioni etico-filosofiche, scientifiche, antropologiche e religiose sottese all’esposizione di oggetti che provengono da altri Paesi e altre culture”.

L’idea è quella di portare al di fuori dalle mura museali e rendere fruibili a tutti le riflessioni fatte all’interno del museo, andando al cuore del dibattito, ma anche raccontando e spiegando il perché del dibattito, ragionando su trasformazioni e i cambiamenti del tempo, della società e della mentalità. Inoltre la mostra sarà raccontata nel secondo numero nel magazine “MU-MUDEC United”, nuova pubblicazione del Museo delle Culture di Milano, in lingua inglese, che sarà disponibile a partire dal trentun maggio duemilavenitrè sia al Mudec che nei punti vendita di riviste di stile museale.

“EXPOSURE. Arte, cultura, moda dentro e fuori la vetrina”, MUDEC, Milano, 1 marzo - 8 settembre 2024.

( 25 marzo 2024 )

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