Mercoledì 1 maggio 2024, ore 3:14

Glasgow 

Cop26: 100 Paesi dicono stop alla deforestazione 

I leader di oltre 100 Paesi si impegnano a porre fine alla deforestazione entro il 2030, con un investimento da 19,2 miliardi di dollari. E' l'accordo raggiunto alla Cop26 di Glasgow. "Questi grandi ecosistemi brulicanti, queste cattedrali della natura, sono i polmoni del nostro pianeta", sottolinea il premier britannico Boris Johnson. Tra i firmatari della "Dichiarazione di Glasgow su foreste e terra" anche Jair Bolsonaro, Xi Jinping e Vladimir Putin. "Questo è il più grande passo avanti nella protezione delle foreste del mondo da una generazione", afferma con entusiasmo la presidenza britannica della conferenza Onu sui cambiamenti climatici, che ha preso il via domenica in Scozia. Tra i Paesi che hanno aderito all'accordo figurano - oltre a Brasile, Cina, e Russia - anche Stati Uniti, Canada e Repubblica Democratica del Congo. Secondo la presidenza britannica, per questo progetto saranno impegnati 8,75 miliardi di sterline (circa 10,30 miliardi di euro) di fondi pubblici. Saranno inoltre mobilitati 5,3 miliardi di sterline di investimenti privati, di cui un miliardo sarà dedicato alla protezione del bacino del Congo, che ospita la seconda foresta tropicale più grande del mondo. Altro capitolo. Anche gli Stati Uniti sono rientrati nella 'High Ambition Coalition', il gruppo di Paesi sviluppati e in via di sviluppo che ha assicurato che l'obiettivo degli 1,5 gradi fosse un elemento chiave dell'accordo di Parigi. Lo riferiscono al Guardian fonti dell'amministrazione Usa alla Cop26 di Glasgow.
La decisione della più grande economia mondiale e della seconda fonte di emissioni, dopo la Cina, di tornare nel gruppo di Paesi della High Ambition Coalition segna un significativo impulso al tentativo di concentrare gli sforzi della Cop26 sulla limitazione dell'aumento della temperatura a 1,5°C, il più difficile dei due obiettivi dell'accordo del 2015. La coalizione oggi inviterà i governi ad intensificare l'impegno sulle emissioni di gas serra e l'eliminazione graduale del carbone e solleciterà le nazioni più ricche a raddoppiare la quantità di finanziamenti per il clima a disposizione dei paesi poveri."Occorre agire subito", è il monito emerso alla Cop26 di Glasgow, ma la strada è in salita. La Cina, infatti, critica a testa bassa gli Usa, per l'inquinamento del passato: le sue emissioni storiche sono 8 volte quella della Cina. E' soprattutto il premier indiano Modì a gelare il forum: "L'India raggiungerà l'obiettivo delle emissioni zero nel 2070".
La Cina aumenta la produzione di carbone - Intanto la Cina ha aumentato la produzione giornaliera di carbone di oltre un milione di tonnellate negli sforzi per allentare la crisi energetica: proprio mentre a Glasgow i leader mondiali sono impegnati nei colloqui sul clima per scongiurare gli effetti del global warming. La Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma, il massimo organo cinese impegnato nella pianificazione economica, ha infatti reso noto che la produzione media giornaliera di carbone da parte di Pechino è salita a oltre 11,5 milioni di tonnellate dalla metà di ottobre, con un aumento di 1,1 milioni di tonnellate rispetto alla fine di settembre.
La vicenda del clima ha anche altri aspetti. Infatti, "la Cisl, insieme alla Ces, sostiene l’adozione di una direttiva europea sulla 'Due Diligence' obbligatoria su impatti ambientali e su diritti umani", sostiene il segretario confederale della Cisl, Angelo Colombini. "A rendere più urgente la richiesta alla Commissione europa per l’adozione della direttiva c’è un rapporto della Confederazione Internazionale dei sindacati (Ituc) che rivela livelli crescenti di violazioni nei luoghi di lavoro in tutto il mondo ed in particolare di negazione dei diritti umani dei lavoratori da parte di imprese europee dalla Bielorussia al Bangladesh e dalla Turchia al Myanmar, per citare alcuni Paesi. Oggi non esistono strumenti internazionali Cisl, Cgil e Uil hanno scritto al governo italiano chiedendo che la direttiva: stabilisca meccanismi di 'Due Diligence' obbligatori che coprano le attività delle imprese e le loro relazioni commerciali, comprese le loro catene di approvvigionamento e subappalto, riferendosi a tutte le imprese, comprese le Pmi, e le organizzazioni del settore pubblico, che abbiano sede principale o siano attive nell’Unione europea; costituisca un passo avanti per garantire il rispetto e l’applicazione dei diritti umani, compresi i diritti sindacali e dei lavoratori; permetta ai lavoratori di contrastare le violazioni dei diritti umani e garantisca il pieno coinvolgimento dei sindacati e dei rappresentanti dei lavoratori; infine preveda rimedi e l’accesso alla giustizia per le vittime, compresi i sindacati, prevedendo sanzioni". "La Due Diligence- conclude Colombini- non potrà essere considerata un’alternativa al dialogo sociale e alle clausole sociali nei trattati commerciali, ma deve essere collocata nell’ottica di un modello di sviluppo più sostenibile".

Rodolfo Ricci

( 2 novembre 2021 )

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