Martedì 22 ottobre 2024, ore 5:03

Europa 

L’Ue tira un sospiro di sollievo: Parigi torna a bordo per l’Ursula bis 

Grande sorpresa, naturalmente. E un gran sospiro di sollievo. La destra radicale di Marine Le Pen non avrà i numeri per governare la Francia. "Emmanuel Macron politicamente ha vinto la scommessa", sintetizza un diplomatico a pochi minuti dalla pubblicazione degli exit poll. Bruxelles, insomma, incassa con favore il risultato. Anche se ora dovrà fare i conti con uno scenario tutto da decifrare. "Il nuovo mal di testa? Si chiama Jean-Luc Mélenchon", azzarda un'altra fonte di un Paese dell'Europa centrale.

L'amara realtà, infatti, è che la Francia entra in un periodo d'instabilità politica che rischia di avere ripercussioni nefaste sul progetto europeo, anche perché - come evidenziano diverse fonti europee - il Nouveau Front Populaire (Nfp) ha al suo interno forze variegate, con programmi di governo contrastanti e a tratti non meno "preoccupanti" del Rassemblement National. Ad esempio l'abolizione della riforma delle pensioni varata da Macron. "Se la Francia non proseguirà con le riforme il bilancio rischia di andare fuori controllo e la Commissione a quel punto cosa farà?", si domanda un diplomatico di rango. Già. Il debito della Francia ormai è alto, oltre il 100% del Pil, e l'esecutivo blustellato ha ordinato a Parigi di contenere il deficit, che nel 2023 è schizzato al 5,5%, quasi il doppio del limite del 3% fissato dall'Ue. Se si vuole dunque seguire le regole fissate dal nuovo Patto saranno necessarie correzioni importanti, altamente in contrasto con la lista dei sogni sia delle forze di sinistra sia del Rassemblement National.Il vero incubo era però una Francia ostile al progetto europeo, con un'agenda strategica (approvata dal Consiglio) che in realtà richiede più cooperazione, non meno.

Sia che si tratti di difesa, competitività, sostegno all'Ucraina, instradare l'allargamento ai nuovi aspiranti membri, la risposta sembra essere più Europa, non meno. In ogni caso il 16 luglio gli eurodeputati si riuniranno nella loro prima plenaria. E il 18 voteranno per confermare la nomina di Ursula von der Leyen per un mandato bis. Ma per la rielezione servono 361 voti. E ora, con Vox che trasla verso nuovo gruppone sovranista a guida lepeniana, che nel mentre fa incetta di gruppi di destra dai vari paesi, il fronte conservatore trema.

Non quanto von der Leyen che conta su una maggioranza risicatissima di una quarantina di voti. Pochissimi, sono meno dei franchi tiratori che dalle fila dei suoi stessi Popolari come a sinistra, cinque anni fa provarono a impallinarla, analizzano sul quotidiano romano. La presidente della Commissione Ue una volta eletta sceglierà i commissari basandosi sulle indicazioni di ogni Paese. La premier Giorgia Meloni punterebbe su un supercommissario con deleghe a Pnrr e Bilancio.

Ma von der Leyen sul piatto ora metterebbe anche la Concorrenza. Anche se su quest’ultimo aspetto a Chigi ci credono ben poco. Per i voti italiani, Meloni chiede la vicepresidenza esecutiva per Raffaele Fitto, in pole come commissario. von der Layen però per ora non si sbilancia. Potrebbe incontrare Meloni a Washington, nei prossimi giorni, al summit della Nato. La partita, con il ministro degli Esteri Antonio Tajani che fa da pontiere, è tutt’altro che decisa.

Rodolfo Ricci

( 8 luglio 2024 )

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