Martedì 30 aprile 2024, ore 3:37

Vertice Europeo 

Stretta finale nella Ue sul nuovo Patto di stabilità 

La storia chiama" (Ursula von der Leyen) e l'Europa risponde. Il Consiglio Europeo - dopo un negoziato sorprendentemente breve tra i leader - ha deciso di aprire i negoziati di adesione con l'Ucraina - e la Moldavia - e di concedere lo status di Paese candidato alla Georgia. La Bosnia-Erzegovina, invece, dovrà prima rispettare le precondizioni richieste dalla Commissione. Ma gli occhi erano tutti puntati su Kiev e sull'opposizione dell'ungherese Viktor Orban. Che alla fine ha ceduto. Con un bizantinismo. Al momento della votazione l'uomo forte di Budapest non c'era. Un'assenza concordata con il presidente Charles Michel che ha permesso di superare l'impasse senza veti. Ora resta da vedere se sarà accompagnato da contorni altrettanto creativi nelle conclusioni del vertice.

Ma è il messaggio che conta: l'Unione europea ha dato quel segnale politico necessario per restare in partita. M per ora resta solo un messaggio politico, con risvolti tecnici da capire fino in fondo, con un negoziato da gestire con un Paese in guerra con la Russia, ma non solo. "Questa è una vittoria per l'Ucraina. Una vittoria per tutta l'Europa. Una vittoria che motiva, ispira e rafforza", ha scritto su X il presidente Volodymyr Zelensky, calato in Germania per una visita inattesa (ufficialmente a Wiesbaden, dove si trova il quartier generale americano per l'assistenza militare a Kiev) che sa tanto di un diversivo per restare in zona.Il tema vera è che siamo arrivati all’ultimo miglio per la riforma del Patto di stabilità e crescita europeo.

Dopo il negoziato fiume all'Ecofin della scorsa settimana, è stata fissato per il 20 dicembre, il consiglio straordinario dei ministri delle Finanze Ue per dare il via libera alla nuova governance economica. O almeno, si vorrebbe. Perché continua la contrapposizione negoziale su come interpretare la nuova procedura per deficit eccessivo quando gli Stati abbiano un disavanzo oltre il tetto del 3% del Pil fissato dai trattati. Il tema è se il previsto aggiustamento strutturale annuo pari allo 0,5% del Pil vada comunque rispettato, come chiedono i Paesi 'frugali', Germania in testa. O se invece sia possibile anche un intervento di entità minore allo 0,5%, tenendo conto anche dell'impatto degli interessi del debito pubblico. Per l'Italia, con un disavanzo atteso al 4,4% nel 2024 secondo le stime Ue, una differenza che cambierebbe molto i tempi di rientro. All'Ecofin del 20 dicembre i ministri Ue si vedranno in video conferenza e l'obiettivo è dunque quello di raggiungere un'intesa politica sulla riforma. Per il via libera anche alla parte legislativa, con il voto del Consiglio ai tre testi della nuova governance economica, si dovrà invece aspettare gennaio per una riunione degli ambasciatori dei 27, il cosiddetto Coreper.

Per i 'frugali', in partita oltre a Germania, Austria, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo, Olanda, Repubblica Ceca e Svezia, è soprattutto una questione di principio. Per Francia o Italia il tema è di sostanza. L'aggiustamento richiesto è strutturale, quindi depurato dagli effetti del ciclo economico e delle misure una tantum. Ma con i tassi di interesse al 4,5% si rischia un effetto distorsivo: si chiede alla Commissione di indicare agli Stati traiettorie tecniche di aggiustamento nel medio termine (sulle quali i Paesi dovranno poi calibrare i piani di spesa a 4-7 anni), quando l'alto stock del debito e l'effetto fisiologico della durata dei titoli di Stato in pancia nel medio termine potrebbe comportare maggiori sforzi, magari proprio quando scende il debito al netto degli interessi.

La scorsa settimana le posizioni sul Patto si sono avvicinate di molto, anche se il compromesso messo a punto dalla presidenza spagnola dell' Ue, su triangolazione con Francia-Italia e Germania, sembrava in realtà avere un più ampio consenso. Ma nel testo legislativo, invece, la "disposizione transitoria" indica che si possa "adeguare" lo 0,5% annuo tra il 2025 e il 2027, tenendo conto dell'aumento dei pagamenti di interessi, quando uno Stato membro si impegna ad attuare una serie di riforme rilevanti e investimenti. Si va verso un vertice Ue straordinario a inizio 2024 per chiudere i negoziati sulla revisione del bilancio 2021-27.

È quanto si apprende da fonti europee che collocano la riunione tra gennaio e febbraio prossimi. Sul bilancio, infatti, questo summit si chiuderà senza accordo: "C'è un'intesa tra i 26 sulla proposta, stiamo solo aspettando l'ok del Parlamento svedese. C'è un solo Paese contrario", hanno spiegato le fonti secondo le quali anche l'Italia concorda sulla bozza di proposta ma è possibile che nel nuovo vertice previsto nel 2024 si parli nuovamente di fondi per la migrazione.

Rodolfo Ricci

( 15 dicembre 2023 )

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