Giovedì 25 aprile 2024, ore 1:06

Pensioni 

Quota 100 sotto le attese 

Quasi 380 mila pensionati con Quota 100 in tre anni e 23,2 miliardi di spesa effettiva: la misura introdotta dal Governo M5S - Lega nel 2019 ha coinvolto un numero di persone ”ampiamente al di sotto delle attese” con un importo di circa 10 miliardi inferiore a quello inizialmente stimato nel decreto 4/2019. Il calcolo arriva da uno studio di Inps e Upb che sottolinea comunque come l'importo speso sia più basso di soli circa 5 miliardi rispetto alle attese se si tiene conto dei definanziamenti decisi solo pochi mesi dopo nell’ambito della Nadef 2019 e nella legge di bilancio per il 2020. Secondo lo studio, nel complesso con le persone che hanno maturato i requisiti entro il 2021 e che fanno domanda successivamente si potrà arrivare a fine 2025 a 450 mila pensionati con la misura.
La ricerca fa uno spaccato dell'uso di Quota 100. Su 379.860 domande di pensione con Quota 100 accolte - si legge nello studio - 186.298 sono di lavoratori dipendenti privati, 119.320 di dipendenti pubblici e 74.242 di autonomi con una percentuale sugli occupati nel pubblico dell'1,3% a fronte dello 0,4% del settore privato. Gli uomini sono il 68,8% del totale e le donne il 31,2%, meno di un terzo a causa soprattutto delle carriere più discontinue. In media - si legge nel Report - gli autonomi ricevono 1.376 euro lordi al mese, i dipendenti privati 2.088 euro e i dipendenti pubblici 2.161 euro. Le differenze tra dipendenti e autonomi riflettono redditi da lavoro mediamente più bassi e le aliquote contributive inferiori di questi ultimi. La media complessiva dell'assegno mensile lordo è di 1.971 euro (1.829 le donne, 2.035 gli uomini). I lavoratori usciti con Quota 100 hanno avuto una riduzione media per ogni anno di anticipo del 5,2% se pubblici, del 3,8% se dipendenti privati e del 4,5% se autonomi rispetto all'uscita in pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 mesi le donne) L'anticipo di Quota 100 rispetto all'età di vecchiaia o alla pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 per le donne) è in media di 2,3 anni. Quasi la metà della platea (il 46,8%) è uscita con 62 anni di età mentre l'età media alla decorrenza si attesta poco al di sopra di 63 anni. L'anzianità contributiva media con la quale si esce è pari a 39,8 anni per gli uomini e 39,2 per le donne, per una media complessiva di 39,6 anni di contributi. I dati e il risparmio ottenuto hanno subito acceso il dibattito. La Cgil sottolineato come si sia trattato di un intervento marginale mentre serve una riforma strutturale della Legge Fornero. Per il segretario confederale Uil Proietti ”i 10 miliardi di euro risparmiati su Quota 100 consentono di continuare a introdurre una flessibilità di accesso più diffusa al pensionamento nella prossima Legge di Bilancio”.
Per la Cisl non è più procrastinabile la riforma del sistema previdenziale. Sottolinea il segretario confederale Ganga: ”Il meccanismo delle quote rigide, come è stato quota 100, non ha prodotto i risultati auspicati. Occorre andare ad un sistema più flessibile ed equo”. Per questo la Cisl chiede al Governo risposte immediate alle istanze presentate nella piattaforma sulla previdenza. ”Accesso alla pensione dai 62 anni, la possibilità in ogni caso di ottenere la pensione con 41 anni di contributi senza vincoli sull'età; l'eliminazione degli importi soglia che limitano fortemente il diritto alla pensione nel sistema contributivo; maggiore tutela per le donne con il riconoscimento dell'anticipo di 12 mesi per figlio; pensione contributiva di garanzia per chi va in pensione con un importo troppo basso a causa di una carriera frammentata e basse retribuzioni. Il riconoscimento del lavoro di cura a fini pensionistici, una maggiore attenzione a chi svolge lavori gravosi ed usuranti. Il sostegno allo sviluppo della previdenza complementare. La tutela del potere di acquisto delle pensioni e l'incremento della quattordicesima per i pensionati".
Giampiero Guadagni

( 23 giugno 2022 )

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