Una soluzione politica al “caso diplomati” aperto dalla sentenza del Consiglio di Stato che nega ai diplomati magistrali prima del 2001-2002 di essere inseriti nelle graduatorie ad esaurimento. A chiederla al governo sono Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola Rua, Snals Confsal e Gilda Unams. La questione è annosa e costellata di sentenze e ricorsi. La vicenda ha infatti origini della legge del 1990 che stabilì che diploma di laurea è il titolo necessario per l’accesso ai concorsi nella scuola dell’infanzia e primaria, e quindi anche per l’inserimento nelle graduatorie. Questi corsi di laurea furono però attivati solo a partire dall’anno accademico 1999/2000. Perciò, con il decreto interministeriale 10 marzo 1997 fu previsto un regime transitorio, che conservò ai diplomi magistrali conseguiti entro il 2001/2002 il valore di titolo idoneo a consentire la partecipazione alle sessioni riservate di abilitazione all’insegnamento finalizzate alla inclusione nelle graduatorie permanenti o ai concorsi per titoli ed esami a posti di insegnamento. Una classica situazione all’italiana: un caos normativo che ha dato vita negli anni a un corposo contenzioso (soprattutto dinanzi a giudici amministrativi).
Come uscirne? I sindacati chiedono una soluzione politica e indicano la strada da seguire. Innanzitutto, le sigle di categoria chiedono di salvaguardare l’anno in corso, tutelando la continuità didattica e “la serenità del lavoro dei tanti docenti che in forza delle sentenze cautelari stanno operando con serietà nelle scuole”. “Ci troviamo di fronte ad un quadro complesso - spiegano i segretari generali Francesco Sinopoli, Maddalena Gissi, Giuseppe Turi, Elvira Serafini e Rino Di Meglio - ma bisogna tutelare gli interessi di tutti. Non si può pensare di cancellare un’intera categoria di lavoratori e lavoratrici che in molti casi operano già da anni nella scuola. L’Amministrazione dovrà trovare una soluzione che riconosca i diritti di tutti e non lasci a casa nessuno”.