Oltre il 41% delle scuole (15.055) in zona sismica 1 e 2, cioè a rischio di terremoti fortissimi o forti; 992 progetti finanziati in quattro anni tra interventi per adeguamento sismico e nuovi edifici, di cui solo 532, pari al 3,5% del totale, in aree a rischio elevato; il 43,8% degli edifici dei comuni capoluogo che necessita di manutenzione urgente. I dati dell’indagine Ecosistema Scuola di Legambiente, già di per sé allarmanti, risultano ancora più drammatici dopo la sentenza della Cassazione che indica la necessità di procedere al sequestro delle scuole a rischio sismico, anche lieve. I terremoti non sono soggetti a “prevedibilità”, afferma la Cassazione, e dunque i sindaci non devono opporsi al sequestro delle scuole che, anche nelle zone a “basso rischio sismico”, sono a ipotetico rischio crollo seppure per un “minimo scostamento dai parametri” di edificazione emanati nel 2008. Difficile capire come uscirne, considerato che Legambiente (alle luce dei dati dell’indagine) stima ci vogliano 113 anni per mettere in sicurezza le scuole nelle aree più fragili del Paese. In base al report, che segnala poche luci e molte ombre nel complesso della qualità del patrimonio edilizio scolastico: quello italiano può definirsi un patrimonio edilizio scolastico storico. Oltre il 60% degli edifici, infatti, è stato costruito prima del 1976, cioè a prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica, e spesso necessita di interventi di manutenzione urgenti (43,8% del campione).
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