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Eternit

Cassazione: processi restano spacchettati e omicidio colposo

La Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi del pg e del pm di Torino contro lo spacchettamento dei processi per la morte di 258 persone a causa dell'amianto Eternit. I processi rimangono quindi incardinati a Torino, Vercelli, Napoli e Reggio Emilia. Confermato anche il "declassamento" dell' accusa da omicidio doloso in omicidio colposo.

"Siamo soddisfatti. Avevamo eccepito l'inammissibilità dei ricorsi e la Corte ha deciso in questa direzione" dice Astolfo Di Amato, avvocato difensore di Stephan Schmidheiny nel processo Eternit bis. "C'erano dei vizi formali".

Diversa la valutazione delle parti lese."Quando una organizzazione imprenditoriale continua consapevolmente a far soldi sulla pelle della gente bisogna parlare di omicidi volontari, senza se e senza ma...". afferma l'avvocato Massimiliano Gabrielli, legale dell'Anmil, Associazione Nazionale lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro "Continuare la produzione in condizioni che notoriamente secondo la scienza provocano la morte delle persone che lavorano negli stabilimenti e di chi vive intorno alle fabbriche - sostiene - equivale ad accettare il rischio certo dell'evento morti, il che nel nostro ordinamento penale corrisponde ad omicidio con dolo eventuale. Ci aspettavamo quindi che la Cassazione applicasse semplicemente la legge, senza scivolare sulle difese tecniche e fare l'ennesimo regalo al miliardario Schmidheiny".

In pratica, i 4 uffici giudiziari (Vercelli sarà competente sugli episodi avvenuti nell'area di Casale Monferrato, dove ci fu il numero più alto di morti) si occuperanno ciascuno dei singoli casi di decesso registrati nel proprio distretto di competenza. Il processo Eternit bis ha preso il via nel maggio 2015: unico imputato Schmidheiny, condannato in appello a Torino a 18 anni di carcere per il reato di disastro ambientale, dichiarato poi prescritto in Cassazione nel novembre 2014. La Corte specificò che non erano stati "oggetto del giudizio i singoli episodi di morti e patologie sopravvenute" e il pm Raffaele Guariniello, oggi in pensione, decise quindi di contestare all'imputato l'omicidio doloso aggravato in relazione a 258 decessi, di ex lavoratori e di residenti, avvenuti tra il 1989 e il 2014, per mesotelioma pleurico causato dall'amianto, ma il gup Federica Bompieri, nel novembre dello scorso anno, non condivise tale tesi, riqualificando l'imputazione in omicidio colposo. Anche il sostituto pg Delia Cardia, nell'udienza a porte chiuse svolta ieri al 'Palazzaccio', aveva chiesto di dichiarare inammissibile il ricorso della Procura di Torino. Le parti civili - tra cui il Comune di Casale Monferrato, l'Inail e l'Osservatorio nazionale sull'amianto - erano intervenute in udienza a sostegno delle tesi illustrate dai pm torinesi nel loro ricorso

( 14 dicembre 2017 )

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