Un contratto di fatto congelato da otto anni e una contrattazione mai riaperta, nonostante la revoca del blocco della contrattuale operata dalla Corte Costituzionale. Il tempo della pazienza, per i lavoratori della delle Casse e Fondazioni Previdenziali, che oggi si sono riuniti in centinaia presso il Teatro Blasetti a Roma, è ampiamente scaduto. Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa chiedono il negoziato e spiegano i punti salienti che svilupperanno nel corso della trattativa per il rinnovo del contratto del triennio 2019-2021. Il contratto vigente, sottolineano i sindacati, è espressione “di un assetto organizzativo ormai non più adeguato alle sfide del settore e deve essere superato”. Le tre sigle puntano a un nuovo contratto che sia “tutto esigibile in ogni realtà lavorativa”, che introduca “meccanismi seriamente tesi alla valorizzazione del merito” e consideri “l’evoluzione dei meccanismi di produzione avvenuta negli anni, che andranno necessariamente”. Meccanismi che vanno codificati nel testo contrattuale affinché “si produca una reale conciliazione vita/lavoro”. Per quanto riguarda il comparto nel suo complesso, aggiungono i sindacati, “sarebbe opportuno che alla luce dei continui tentativi di questo o quel governo in carica, i Presidenti dei rispettivi enti previdenziali si presentino, finalmente, come una realtà unica e coesa anziché continuare a essere l’insieme di realtà singole”. Il che, spiegano ancora Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa, aiuterebbe a chiarire “definitivamente la natura di queste amministrazioni, se ad orientamento pubblicistico o privatistico”.
Sarebbe opportuno, inoltre - concludono i sindacati - implementare e ricostituire, nel contratto nazionale, “un sistema di relazioni sindacali che non lasci spazio a bizzarre interpretazioni, nel reciproco rispetto dei ruoli”.