Venerdì 26 aprile 2024, ore 3:08

Manovra 

Quando mobilitazione fa rima con responsabilità 

La valutazione della manovra divide i sindacati confederali. Cgil e Uil hanno proclamato per il 16 dicembre lo sciopero di otto ore con manifestazione nazionale a Roma. Pur apprezzando lo sforzo e l’impegno del premier Draghi e del suo Esecutivo, la legge di Bilancio viene considerata insoddisfacente dalle organizzazioni guidate da Landini e Bombardieri. Critiche in particolare ai capitoli fisco, pensioni, scuola, precarietà del lavoro.
La Cisl invece considera sbagliato ricorrere allo sciopero generale e radicalizzare il conflitto in un momento tanto delicato per il Paese, ancora impegnato ad affrontare una pandemia che non molla la presa e teso a consolidare i segnali positivi di una ripresa economica e produttiva che necessita di uno sforzo comune per essere resa strutturale. Tanto più, sottolinea il segretario generale Sbarra, ”considerati i rilevanti passi avanti fatti nell’ultimo mese sui contenuti della legge di bilancio”. Risultati che la Cisl valuta in modo positivo e che garantiscono avanzamenti su riduzione delle tasse ai lavoratori e pensionati, risorse per gli ammortizzatori sociali e contratti di espansione, maggiori stanziamenti per la sanità, importanti risorse per non autosufficienza, pubblico impiego, assegno unico per i figli, uniti all’impegno forte assunto dal Governo di aprire al più presto un confronto con il sindacato sulle rigidità della Legge Fornero e di accelerare la riforma fiscale. Osserva Sbarra: ”La manovra di oggi è molto diversa e migliore di quella di un mese fa: merito di una mobilitazione sindacale intransigente, responsabile e costruttiva, che ha puntato a riallacciare i fili dell’interlocuzione senza conflitti sterili. I risultati sono arrivati sulla via del dialogo e del confronto e su questa via la Cisl intende proseguire, in una fase decisiva per il futuro del nostro Paese, rinsaldando il dialogo sociale per ottenere nuovi avanzamenti e continuando ad esercitare pressione sul Parlamento per migliorare ulteriormente la Manovra e la politica di sviluppo su lavoro e pensioni, politiche industriali e scuola, sostegno al reddito e caro-bollette, per assicurare nuove e maggiori opportunità ai nostri giovani”.
Insomma, conclude Sbarra, per arrivare a traguardi concreti e duraturi ”non serve incendiare lo scontro in modo generalizzato: rischiamo di spezzare i rapporti sociali e industriali trasformando i luoghi di lavoro in campi di battaglia. Quello che serve oggi è l’esatto opposto: coesione, responsabilità e partecipazione sociale”.
L’Italia non è fuori dalla crisi, ”tutte le nostre energie devono essere ancora concentrate sull’obiettivo strategico della ripartenza. Una ripartenza che non può prescindere da un rigoroso approccio collettivo”. Anche la Fnp Cisl insiste sulla necessità del dialogo e della concertazione. Afferma il segretario generale Ragazzini: ”È quindi per senso di responsabilità che non condividiamo la scelta di Cgil e Uil di proclamare lo sciopero generale. Una postura che ci appare invero ben più politica che non di merito e che rischia di vanificare lo spazio e il protagonismo nel frattempo recuperato dal sindacato”. Occorre invece ”prendere atto dei risultati raggiunti grazie all’interlocuzione con il Governo che per i pensionati ci sono e sono particolarmente rilevanti, considerando la congiuntura, senza far saltare rumorosamente il banco”. Spiega il leader Fnp: ”Finalmente, oggi, dopo molti, troppi anni si riduce la pressione fiscale sui pensionati; ancora, nel 2022 avverrà la piena rivalutazione delle pensioni: un traguardo cruciale che chiedevamo e per cui ci impegnavamo da tempo. La no-tax area, ovvero la soglia di redditi per la quale non sono dovute tasse, viene estesa a 8.500 euro. Infine, sono stati stanziati fondi importanti per la non autosufficienza: 850 milioni nel quadriennio 2022-2025. Occorre continuare a lavorare per mantenere aperto il confronto così da raggiungere ulteriori traguardi”.
Oltre che sul fronte sindacale, la partita sul fisco non sembra peraltro chiusa nemmeno su quello parlamentare. L’emendamento del Governo sul taglio delle tasse arriva in Senato. Sebbene i partiti di maggioranza sostengano largamente l'accordo raggiunto la scorsa settimana, provano comunque a far passare dei ritocchi. Forza Italia ad esempio, oltre a tornare sull'abolizione dell'Irap, che costerebbe tre miliardi di euro, in un altro dei circa 170 emendamenti alla manovra indicati come segnalati chiede un’aliquota Irpef al 15% per i redditi fra i 12 e i 15 mila. Il M5S propone la ”easy tax”, per rendere più dolce l'uscita dalla flat tax di autonomi e partite Iva che dichiarano più di 65 mila euro. Sul tavolo resta inoltre il tema del caro-bollette con il deputato di Leu Fassina che arriva a proporre ”uno scostamento di bilancio ad hoc da fare al più presto”. Infine continua a far euro discutere l’Iva sul terzo settore: il Governo sembra disponibile ad intervenire per correggere il decreto fiscale.
Giampiero Guadagni

( 7 dicembre 2021 )

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