Lunedì 30 giugno 2025, ore 22:05

Anniversari

Ezio Tarantelli, un riformista visionario

di Daniela Fumarola

Sono passati quarant’anni da quel tragico 27 marzo 1985, quando la follia omicida delle Brigate Rosse strappò alla vita Ezio Tarantelli, economista di straordinario talento, intellettuale riformista e protagonista di un’i dea di sindacato come motore di trasformazione sociale. Quel giorno, nel parcheggio della Facoltà di Economia e Commercio di Roma, un agguato premeditato pose fine alla sua esistenza, mentre si accingeva a salire sulla sua Citroën rossa per discutere con Tiziano Treu e Piero Craveri il manifesto del “No al referendum” sulla scala mobile. Sul parabrezza dell’auto, i brigatisti lasciarono un delirante proclama di settanta pagine, simbolo di un’ideologia cieca che vedeva nel salario una battaglia da difendere “con il fucile”.

Oggi, a distanza di quattro decenni, il ricordo di Tarantelli non è solo un doveroso omaggio a un eroe italiano, ma un invito a guardare al futuro con il suo stesso coraggio e la sua visione. Tarantelli credeva che il sindacato dovesse sedere nella “cabi na di regia” delle decisioni, non limitarsi a minacciare la “chiusura del Paese”. La sua stella polare era un riformismo del lavoro che non temesse di indicare nuovi equilibri tra lavoro, impresa e Stato, attraverso la partecipazione delle forze sociali.

Gli esiti di questa visione sono sotto gli occhi di tutti. L’accor do di San Valentino del 1984, che segnò l’inizio di un cammino concertativo, e il “patto sociale” del 1992-93 – ribattezzato da Carlo Azeglio Ciampi come “accordo Tarantelli” – salvarono l’Italia dalla bancarotta e la tennero ancorata all’Europa, difendendo salari e pensioni reali contro l’inflazio ne galoppante degli anni Ottanta. Tarantelli dimostrò che le retribuzioni non si difendono con scorciatoie legislative, ma con strumenti condivisi di crescita, spostando la sovranità sulla contrattazione e sulla responsabilità delle parti sociali.

Oggi, a quarant’anni dal suo barbaro assassinio, il suo insegnamento conserva una straordinaria attualità. Il Paese affronta sfide complesse: stagnazione salariale, rallentamento della produttività, divari territoriali e di genere, transizioni digitale e ambientale in un sistema industriale frammentato, un mercato del lavoro polarizzato. Servono risposte coraggiose e concertate, una strategia di sviluppo condivisa che metta al centro la crescita e una buona distribuzione della ricchezza. È per questo che la Cisl propone un nuovo “Patto della responsabilità” tra Governo e parti sociali riformiste, che riprenda il metodo della concertazione come leva di progresso sociale.

Questo patto dovrebbe fondarsi su alcuni elementi di un nuovo ”scambio politico”. Incremento della produttività e salari più alti, innovazione e formazione, flessibilità e partecipazione dei lavoratori alla vita delle imprese.

La produttività deve essere rilanciata attraverso una contrattazione che incentivi il lavoro stabile e innovativo, superando la logica della disintermediazione e della contrapposizione ideologica tra impresa e lavoro. Le retribuzioni vanno aumentate non per legge, ma attraverso una contrattazione innovativa e la riallocazione di un più grande valore aggiunto generato dal lavoro.

Questo implica il più grande investimento di sempre sulla formazione di qualità, politiche attive universali, l'orientamento nel mercato del lavoro, verso un nuovo Statuto della Persona quale chiave di volta per vincere la sfida delle competenze in un’epoca segnata dal cambiamento tecnologico.

Infine, la buona flessibilità negoziata che deve coniugare tutele e adattabilità, rispondendo alle esigenze di un mercato in evoluzione senza sacrificare, ma anzi facendo progredire tutele, autonomia, capacità decisionale dei lavoratori.

La partecipazione rimane il cuore di questo progetto. La proposta di legge Cisl, attualmente all’esame del Senato, mira a rafforzare la voce dei lavoratori nelle aziende, coinvolgendoli nelle scelte strategiche. Un progetto fondato sulla centralità della contrattazione, su libere e autonome relazioni industriali capaci di coniugare competitività, democrazia economica, benessere lavorativo e sociale.

Tarantelli ci ha insegnato a non temere scelte difficili, a guardare al futuro con fiducia, a essere “motore di trasformazione” anziché custodi dell’esistente.

In una lettera del 1983 al suo maestro Modigliani, scriveva: “Non ho alcuna intenzione di cambiare linea. Costi quel che costi”. Quelle parole, profetiche e drammatiche, risuonano oggi come un monito e un'ispirazione ad abbattere gli steccati ideologici e le divisioni strumentali. Apriamo una nuova stagione verso un ”patto della responsabilità” che dia al Paese riforme stabili ed eque, perché condivise.

Segretaria generale Cisl

( 27 marzo 2025 )

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