Non si arresta la corsa delle entrate tributarie. E grazie anche allo sprint del mese di ottobre le casse pubbliche fanno il pieno. Nei primi 10 mesi il gettito supera i 471 miliardi, con un incremento di oltre 9,3 miliardi rispetto al 2024. A trainare sono soprattutto le imposte indirette, con l'Iva alimentata dall'inflazione e consumi; mentre su quelle dirette pesa dell'effetto del taglio del cuneo. Bene anche la lotta all'evasione, che da inizio anno ha garantito un gettito complessivo superiore ai 12 miliardi. L'ultimo dato certificato dal Bollettino delle entrate tributarie del Dipartimento Finanze del ministero dell'Economia è il gettito di 44,6 miliardi (+2,2%) messo a segno ad ottobre. Un dato che porta il totale delle entrate tributarie erariali accertate nei primi 10 mesi a 471,6 miliardi (+2%). Corrono soprattutto le imposte indirette, con un aumento di oltre 8 miliardi a quota 205,4 miliardi (+4,3%), a fronte del +0,4% di quelle dirette (a 266,2 miliardi). Con poche eccezioni, quasi tutte le voci ascritte al capitolo tasse indirette risultano in crescita.
Dall'Iva, che genera oltre 4 miliardi in più, alle imposte sulle transazioni (spicca l'imposta di bollo con un +27,2%, per effetto del versamento annuale anticipato per i contratti assicurativi introdotto dalla scorsa legge di bilancio), fino alle accise. In crescita anche i canoni di abbonamento radio e Tv (+31,3%) e le concessioni governative (+5,9%), mentre calano l'imposta sulle assicurazioni (-15,9%), le tasse automobilistiche (-3,5%) e anche il gettito delle attività da gioco (-2,6%). Più appesantita la dinamica delle imposte dirette. In particolare il gettito Irpef si riduce tra gennaio e ottobre di oltre 4 miliardi a 187,9 miliardi. Calano le ritenute effettuate sui redditi dei lavoratori dipendenti sia privati che pubblici. Un andamento negativo, spiega la Nota tecnica, legato alle modifiche introdotte dalla scorsa manovra, che nel 2025 ha reso strutturale il taglio del cuneo, che nel 2024 era solo contributivo: "nel confronto mensile e periodico tra il 2024 e il 2025 si osserva una riduzione delle entrate tributarie dovuta alle misure introdotte sia in attuazione del primo modulo della riforma fiscale, sia per la riduzione del cuneo fiscale".
In calo anche il gettito Ires, l'imposta sui redditi delle società, che si attesta a 33,3 miliardi (-3,5%). Crescono invece gli incassi dall'imposta sostitutiva delle imposte sui redditi nonché ritenute sugli interessi e altri redditi di capitale (+15,2% a oltre 18,3 miliardi). Aumenti a tre cifre infine per il gettito derivante dall'imposta sostitutiva sui redditi da capitale e sulle plusvalenze (a 3,2 miliardi, +118,9%) - risultato strettamente legato, si spiega, "all'andamento positivo del mercato del risparmio gestito nel 2024" - e l'imposta sostitutiva sul valore dell'attivo dei fondi pensione (1,5 miliardi, +462,3%), per "effetto del versamento a febbraio del saldo annuale per l'anno 2024". Correda questo spaccato il buon andamento dell'attività di accertamento e controllo, con un gettito nel periodo gennaio-ottobre pari a 12,8 miliardi, con un incremento di 1,1 miliardi (+9,6%).
Al Mef si lavora intanto al puzzle delle coperture per le modifiche alla manovra. Per giovedì sono attesi in Senato gli emendamenti del governo: i temi sono quelli concordati dalla maggioranza, dagli affitti brevi all'Isee, dai dividendi alla compensazione dei crediti, dall'iperammortamento alle forze dell'ordine. Prima c'è però da sciogliere il nodo delle coperture, a partire dalle misure per banche e assicurazioni, che dovrebbero portare 600 milioni in 2 anni e prevedrebbero la riduzione delle deducibilità delle perdite pregresse. Sul tavolo si studiano anche altre opzioni, come l'aumento graduale della Tobin tax (l'imposta sulle transazioni finanziarie), la tassa sui pacchi e l'incremento dell'aliquota sulla rivalutazione dei terreni. Mentre perde quota la tassazione agevolata sull'oro da investimento. Ma non è ancora detta l'ultima parola.
Rodolfo Ricci
