Parole di spessore spirituale che vanno legate alle prime pronunciate dalla Loggia della Basilica di San Pietro subito dopo l’elezione sulla ”pace disarmata e disarmante”.
E proprio ”pace” insieme a ”speranza” sono le parole più ricorrenti nei messaggi delle cariche dello Stato e del mondo politico indirizzati a Leone XIV. Dal presidente della Repubblica Mattarella, ai presidenti di Senato e Camera La Russa e Fontana, alla presidente del Consiglio Meloni. Mattarella, in particolare, ha scritto: ”In questo momento storico, in cui tanta parte del mondo è sconvolta da conflitti inumani dove sono soprattutto gli innocenti a soffrire le conseguenze più dure di tanta barbarie, desidero assicurarLe l'impegno della Repubblica Italiana a perseguire sempre più solidi rapporti con la Santa Sede per continuare a promuovere una visione del mondo e della convivenza tra i popoli fondata sulla pace, sulla garanzia dei diritti inviolabili e della dignità e la libertà per tutte le persone. Quella pace che Vostra Santità ha evocato con forza nel Suo primo messaggio dalla loggia di San Pietro e che è la speranza dell'umanità intera”.
Messaggi di auguri anche dalle parti sociali. La Cisl ”saluta con immensa gioia e profonda emozione l'elezione del nuovo Pontefice, Leone XIV. Papa Prevost è un missionario che ha sempre guardato ai più deboli della società e al Sud del mondo. Sarà una guida illuminata e un faro di speranza per il bene di tutta l'umanità”, scrive sui social la leader della Cisl Fumarola.
Dall'Ucraina a Israele, dall'Unione europea all'America Latina, un coro di congratulazioni intrise di fiducia e apertura al dialogo ha unito i leader del mondo di fronte al nuovo Papa. E in un periodo devastato dalle guerre e dalle divisioni, segnato da tensioni e nazionalismi nei quattro angoli del globo è già una notizia. In tanti, sui canali social, fanno riferimento soprattutto alla parola più pronunciata da Prevost nel suo discorso: pace. In nome di quella parola, è l'auspicio che arriva dai cinque continenti, il mondo potrebbe avere gli strumenti per svoltare pagina rispetto a un presente oscuro. Non è un caso, forse, che tra i primi ad accogliere il nuovo pontefice ci siano due leader in guerra da oltre tre anni, Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin.
La nomina di Prevost, americano e missionario in Oerù, religioso dell’Ordine di Sant’Agostino, può dirsi una soluzione di mediazione e di compromesso tra varie anime della Chiesa che lui è riuscito a compattare, facendo trovare un'unità: è ritenuto una progressista su vari temi, come l'accoglienza dei migranti, il mutamento climatico e la vicinanza ai poveri, e più conservatore ad esempio su questioni relative ai diritti civili.
La scelta del nome Leone XIV, spiega la Sala Stampa vaticana, ”è un riferimento alla moderna dottrina sociale della Chiesa con l'enciclica Rerum Novarum di Leone XIII ed è pure un riferimento a donne, uomini e lavoratori in un tempo anche di intelligenza artificiale”. Leone XIII, al secolo Gioacchino Pecci, fu Papa dal 20 febbraio 1878 al 20 luglio 1903. Nato a Carpineto Romano, peraltro luogo profondamente caratterizzato dalla spiritualità agostiniana, Leone XIII è stato il primo Papa dopo mille anni di storia a non esercitare il potere temporale e viene ricordato anche come il ”Papa delle encicliche”. Ne scrisse 86, con l'obiettivo di superare l'isolamento nel quale la Santa Sede si era ritrovata dopo la perdita del potere temporale con l'unità d'Italia. La più famosa è appunto la ”Rerum Novarum” (1891), con la quale si realizzò una svolta nella Chiesa cattolica: fu la prima enciclica esplicitamente sociale nella storia della Chiesa cattolica e formulò quindi i fondamenti della moderna dottrina sociale della Chiesa.
Giampiero Guadagni