Domenica 27 luglio 2025, ore 14:04

Lavoro 

Licenziamenti illegittimi, Corte Costituzionale: pochi 6 mesi di risarcimento  

Dipende dalla gravità dei fatti, dai casi specifici e dalla forza economica dell'azienda: è quindi incostituzionale il tetto di sei mensilità imposto all'indennità risarcitoria nelle piccole imprese in caso di licenziamenti illegittimi. Così, in estrema sintesi, a distanza di poco più di un mese dall'esito dei referendum sul lavoro, una sentenza della Corte Costituzionale riporta all'attualità proprio uno dei quesiti referendari ed uno dei nodi più divisivi di quel Jobs act che nel 2015 ha rivoluzionato molte parti dello Statuto dei lavoratori auspicando anche un intervento legislativo in merito.
La norma oggetto della sentenza è quella contenuta in quel comma del Jobs act che stabilisce che l'ammontare delle indennità risarcitorie ”non può in ogni caso superare il limite di sei mensilità” dell'ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del trattamento di fine rapporto per ogni anno di servizio quando viene licenziato illegittimamente un lavoratore in un'azienda che non ne occupi più di quindici presso un'unità produttiva o in un Comune e complessivamente non più di sessanta dipendenti.
In dettaglio, secondo la Corte Costituzionale, ”l'imposizione di un simile limite massimo, fisso e insuperabile, a prescindere dalla gravità del vizio del licenziamento” e il dimezzamento degli importi previsti da altri commi della norma ”fa sì che l'ammontare dell'indennità sia circoscritto entro una forbice così esigua da non consentire al giudice di rispettare i criteri di personalizzazione, adeguatezza e congruità del risarcimento del danno sofferto dal lavoratore illegittimamente licenziato, né da assicurare la funzione deterrente della stessa indennità nei confronti del datore di lavoro”. Oltre ad esprimere una sentenza la Corte si concentra anche sul fatto che non possa essere automatico il rapporto tra capacità economica e limite dimensionale dell'azienda. La Consulta esprime quindi ”l'auspicio di un intervento legislativo sul tema dei licenziamenti di dipendenti di imprese sotto soglia”, in considerazione del fatto che, nella legislazione europea e in quella nazionale, sia pur inerente ad altri settori (come ad esempio la crisi dell'impresa), il criterio del numero dei dipendenti ”non costituisce l'esclusivo indice rivelatore della forza economica dell'impresa e quindi della sostenibilità dei costi connessi ai licenziamenti illegittimi”.
In attesa di leggere nel dettaglio il testo della sentenza, la Cisl ritiene ”positiva la decisione della Corte Costituzionale in materia di licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese. La Corte si era già pronunciata nel 2022 (sentenza n. 183/2022), rigettando il ricorso in un caso analogo, pur sollecitando il legislatore a intervenire per una revisione dell'attuale disciplina. L'accoglimento odierno del ricorso, dunque, rappresenta un ulteriore rafforzamento della necessità di intervento legislativo ma questo deve avvenire con il pieno coinvolgimento delle parti sociali”. È quanto sottolinea il segretario confederale della Cisl Mattia Pirulli che aggiunge: ”Da quanto emerge sembra che la Corte ritenga troppo esigua la forbice risarcitoria prevista dal Jobs Act (3-6 mensilità), ma non venga messo in discussione il principio di un tetto massimo all'indennizzo. Una scelta che appare motivata dalla necessità di evitare un'eccessiva discrezionalità del giudice e di garantire certezza del diritto, soprattutto nel delicato ambito delle imprese sotto i 15 dipendenti. In attesa di un intervento del legislatore, il giudice potrebbe rifarsi ai criteri fissati in via generale dalla contrattazione collettiva (ad esempio gravità dei motivi, anzianità di servizio del lavoratore, fatturato annuo dell'impresa, comportamento e condizioni delle parti). Sarà fondamentale approfondire le motivazioni per comprendere l'impatto effettivo della sentenza sul sistema delle tutele”. La Cisl, conclude Pirulli, ”continuerà a sostenere la necessità di un equilibrato intervento normativo coinvolgendo il sindacato, per rafforzare i diritti dei lavoratori, nel segno della giustizia sociale e della coerenza con i principi costituzionali”.
Giampiero Guadagni

( 22 luglio 2025 )

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