Erice, nel trapanese, uno dei borghi medievali più affascinanti d’Ita lia, ospita a partire dal 10 luglio e fino al 7 gennaio 2026, la mostra “Lobsteropolis in Erice” di Philip Colbert, artista scozzese tra i più originali e riconosciuti a livello internazionale, erede dichiarato della pop art.
La cura è affidata a Giordano Bruno Guerri. In un inedito dialogo tra passato e presente, l’uni verso colorato e ipercontemporaneo di Colbert si inserisce nel tessuto millenario della città, trasformando il borgo in un palcoscenico dove la storia millenaria incontra l’arte pop.
Philip Colbert, nato in Scozia nel 1979 e oggi attivo a Londra, si è formato in Filosofia presso l’Università di St.
Andrews. Battezzato “figlioccio di Andy Warhol dai collezionisti che ne seguono la carriera internazionale, ha conquistato la scena con il suo stile iper-pop, che unisce riferimenti alla storia dell’arte con simboli della cultura digitale. La sua aragosta cartoon è diventata un simbolo riconoscibile e un mezzo per riflettere sul rapporto tra arte alta e cultura di massa. Ogni lavoro, inserito tra archi gotici o teatri greci, è pensato per innescare un dialogo visivo diretto, quasi cinematografico, con l’osserva tore.
L’inaugurazione ha attirato centinaia di visitatori, critici, collezionisti e curiosi, affascinati dall’universo immaginifico dell’artista che, attraverso il suo iconico alter ego The Lobster, ha dato vita a un dialogo visivo e concettuale con i luoghi simbolo della civiltà elima, fondata dai troiani giunti in Sicilia dopo la distruzione della loro città per mano degli Achei: Segesta ed Erice.
Sculture monumentali di aragoste antropomorfe, installazioni di opere che mescolano ironia e citazioni artistiche (da Rubens a Warhol) sono esposte nei luoghi che videro fiorire la civiltà elima. Qui le opere sono collocate in luoghi simbolici come il Castello di Venere, piazza della Matrice, l’Istituto Wigner-San Francesco, il Belvedere Olof Palme dell’Istituto Blackett San Domenico e Porta Trapani. A Segesta, invece, sono esposte nel Tempio dorico e lungo il percorso che conduce al Teatro. L’effetto è dirompente: un gioco visivo che invita il pubblico a riflettere sulla relazione tra tradizione e innovazione, cultura alta e cultura pop, memoria e futuro. Tra ciò che resta nel tempo e ciò che cambia a grande velocità.
Tra le opere in mostra, si segnalano: “Lobster Fountain”, reinterpretazione ironica della fontana di Duchamp Head of Medusa, una potente sintesi tra mitologia classica e materiale come l’acciaio. Una scultura vivace che gioca con l’icono grafia classica delle fontane monumentali.
Ci sono poi “Head of Medusa”, reinterpretazione contemporanea del mito gorgoneo, realizzata in acciaio; “Lobster on Skull”, realizzata in marmo, che mescola vanitas e cultura pop, con un chiaro riferimento alla caducità della vita; “Battle for Lobsteropolis XXIX e XXX”, due dipinti che raccontano le surreali battaglie dell’uni verso immaginifico di Colbert; “Lobster Totem (Yellow King)”, opera totemica che richiama le forme sacre dell’arte tribale. Infine “Shark Totem”, simboleggia la cavalleria elima alleata degli Ateniesi che fu sconfitta dai Siracusani nel V secolo a.C.
“Lobsteropolis in Erice” è più di una mostra: è una “occupazione” simbolica e surreale del tempo, dove la città antica accoglie il linguaggio visivo del presente e ne esalta i contrasti. Un vero e proprio esperimento visivo e concettuale che rompe le barriere tra epoche e linguaggi.
Le installazioni monumentali sono visitabili fino al prossimo 7 gennaio in punti nevralgici di Erice e Segesta, tra cui il Castello di Venere, Porta Trapani, il Tempio dorico e l’Agorà (recentemente riportata alla luce da scavi archeologici e fra le più grandi del periodo ellenistico), trasformando il percorso espositivo in un’espe rienza immersiva.
Quando le luci del tramonto tingono di rosa le mura ericine e le colonne segestane, le sculture riflettono bagliori mutevoli quasi fossero vive.
Erice e Segesta dimostrano che il patrimonio non è reliquia immobile ma organismo pronto a dialogare con l’oggi.
Il Comune di Erice ha promosso l’incontro tra arte contemporanea e patrimonio storico. Il Parco Archeologico di Segesta, sotto la direzione di Luigi Biondo, ha offerto un contesto di rilevanza storica e paesaggistica per accogliere l’intervento artistico. Determinante anche il contributo della Fondazione Ettore Majorana, con la partecipazione di Lorenzo Zichichi, che ha supportato l’iniziativa nell’am bito del suo impegno per l’in tegrazione tra cultura, scienza e arte.
Le opere itineranti di Colbert non solo arricchiscono il patrimonio artistico, ma attraggono turisti e visitatori di ogni età. Le sue sculture, con il loro linguaggio pop e coinvolgente, parlano anche ai più piccoli, che vivono l’ar cheologia con stupore e gioia.