Sabato 6 dicembre 2025, ore 6:56

Legge di bilancio 

Manovra, manca ancora una data certa per l’approvazione 

Si avvicina la fine dell’anno, e con essa la scadenza per approvare la Legge di Bilancio per il 2026. Il testo della manovra per adesso è ancora fermo in Commissione al Senato, e deve essere approvato da entrambe le Camere entro il 31 dicembre 2025 per evitare il rischio di un esercizio provvisorio. Attualmente il testo della Legge di bilancio per il 2026 è in Commissione al Senato, dove sono in discussione gli emendamenti presentati al testo originale e dove pochi giorni fa sono state dichiarate inammissibili 105 proposte di modifica. Non esiste una data limite entro cui la manovra deve approdare in Aula, ma secondo varie fonti l’obiettivo sarebbe quello di fare arrivare il testo a Palazzo Madama entro il 15 di dicembre: questo permetterebbe di approvare la manovra e mandarla poi alla Camera dei Deputati, senza avere particolari problemi di tempi ed evitare il rischio dell’esercizio provvisorio.

Come detto, la Legge di Bilancio deve essere approvata entro il 31 dicembre del 2025 per poter entrare in vigore il giorno successivo, il 1° gennaio 2026. Qualora non si riuscisse a rispettare la tempistica, ci sarebbe il rischio del cosiddetto esercizio provvisorio: come specificato dall’articolo 81 della Costituzione, “l’esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi”. Questo significa che il Parlamento dovrebbe approvare un testo specifico che lo permetta.

Nel frattempo la Corte dei Conti, nella Relazione sullo stato di attuazione del Pnrr al primo semestre 2025, segnala come la crescita riconducibile al Pnrr raggiungerebbe 0,8 punti percentuali nel 2024 e 0,9 nel 2025, per poi salire a 1,7 punti nel 2026 e a 1,8 nel 2027. La valutazione è costruita sulla base del profilo di spesa del Dispositivo di ripresa e resilienza contenuto nel Dpfp di ottobre 2025. L'integrale maggiore Pil, rispetto a una simulazione condotta in assenza delle spese afferenti al Dispositivo di ripresa e resilienza, si collocherebbe a 6,1 punti percentuali nell'arco temporale 2020-2027. Se si prende in considerazione l'impatto del Pnrr nel suo insieme, quindi includendo anche le misure finanziate da React-EU e Pnc con prevalente incidenza nella prima parte dell'orizzonte temporale del Piano, l'impulso cumulato di maggiore Pil arriverebbe a circa 1,2 punti percentuali nel 2023, per poi ridursi intorno a 1 punto nel 2024 e 2025. L'aumento di Pil accelererebbe successivamente, attestandosi nel 2026 a 1,8 punti percentuali e, nel 2027, a 1,9 punti percentuali.

Si tratta di risultati più prudenti delle stime che emergono dai documenti governativi in ragione delle differenze nelle metodologie adottate, spiega la Corte: la maggiore crescita stimata nei documenti governativi riflette anche l'operare di effetti di rafforzamento dell'offerta che non possono essere colti dalle elaborazioni effettuate valutando solamente gli impatti dal lato della domanda.

Altri dati li ha forniti l’Istat. Il Pil italiano è atteso in crescita dello 0,5% nel 2025 e dello 0,8% nel 2026, dopo essere aumentato dello 0,7% nel 2024: lo scrive l'Istat nel Report su "Le prospettive dell'economia italiana". L'incremento del Pil, nel biennio verrebbe sostenuto interamente dalla domanda interna al netto delle scorte (+1,1 punti percentuali in entrambi gli anni), mentre la domanda estera netta fornirebbe un apporto negativo (-0,6 e -0,2 p.p.). L'occupazione, misurata in termini di unità di lavoro (ULA), segnerebbe un incremento superiore a quello del Pil (+1,3% nel 2025 e +0,9% nel 2026) accompagnato da un calo del tasso di disoccupazione (6,2% nel 2025 e 6,1% nel 2026). Poi le retribuzioni monetarie, che crescono quest'anno più velocemente dei prezzi con un +2,9% di quelle pro capite atteso a fine anno ma resta ancora un gap da colmare rispetto all'inflazione registrata dopo la pandemia. Nl complesso, però, "le retribuzioni contrattuali in termini reali a settembre 2025 risultano inferiori dell'8,8% rispetto ai livelli registrati a gennaio 2021".

Rodolfo Ricci.

( 5 dicembre 2025 )

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