Nella selva di cifre, commi, coperture e veti che è la manovra economica per il 2026, c’è un emendamento-simbolo, proposto da Lucio Malan (FdI), che ha superato indenne il filtro dell’inammissibilità. Questo, stabilisce che le riserve auree - che la Banca d’Italia custodisce e iscrive nel proprio bilancio come attività proprie, ma che non sono formalmente qualificate come patrimonio disponibile dello Stato - divengano, secondo l’emendamento, proprietà diretta dello Stato "in nome del Popolo italiano".La Commissione europea promuove la manovra economica dell'Italia per il 2026, insieme a quelle di altri undici Stati membri. Dei 17 documenti programmatici di bilancio di Paesi dell'area euro per i quali l'esecutivo Ue ha redatto delle opinioni, dodici sono stati giudicati "conformi" alle raccomandazioni.
Questi Stati membri sono pertanto "invitati a continuare ad attuare le politiche di bilancio nel 2026, come previsto". Si tratta di Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lussemburgo, Portogallo e Slovacchia. Nell'opinione si legge che il documento programmatico di bilancio dell'Italia rispetti l'incremento massimo della spesa netta previsto dalla raccomandazione del Consiglio, al fine di porre fine alla situazione di deficit eccessivo. La valutazione dell'attuazione delle raccomandazioni del Consiglio, "compresa la serie di riforme e investimenti a sostegno dell'estensione del periodo di aggiustamento di bilancio, proseguirà nel contesto del pacchetto di primavera del semestre europeo, la cui adozione da parte della Commissione è prevista all'inizio di giugno 2026". Per il commissario all'Economia Valdis Dombrovskis "gli sforzi delle autorità italiane per portare il deficit di bilancio al di sotto del 3% del Pil già quest'anno sono sufficienti per uscire dalla procedura per deficit eccessivo". Soddisfatto Giorgetti: "Siamo sulla buona strada, percorsa con responsabilità e serietà".
L’emendamento sull’oro è un tassello soprattutto simbolico. Mette nero su bianco un principio che in passato aveva già acceso discussioni: le riserve auree, pur inserite nel bilancio di Bankitalia come attività proprie, sono patrimonio dello Stato. La Banca d’Italia continua a detenerle e gestirle, ma lo fa in nome dello Stato italiano. Si tratta di solo di una frase che specifica ma ha il forte sapore di una dichiarazione di sovranità economica che arriva proprio in un momento di tensioni e ridefinizioni all’interno del rapporto con l’Europa. Ed è proprio da Francoforte che arriva una nota tanto sobria quanto significativa: "La Bce non è stata consultata dalle autorità italiane sulla bozza di emendamento, e non ha commenti da fare sul tema". Un "no comment" ai giornalisti che pesa perché certifica una distanza procedurale e politica, e conferma che la modifica italiana non è frutto di un confronto preliminare con l’istituzione europea che sovrintende al sistema delle banche centrali. Non supera invece il vaglio dell’ammissibilità, per mancanza di coperture, l’emendamento della Lega che puntava a finanziare con 5 miliardi l’anno - dal 2026 al 2028 - il Fondo per la riduzione della pressione fiscale attraverso la cessione delle quote italiane del capitale del Mes, un cavallo di battaglia storico del senatore leghista Claudio Borghi. In un primo momento Borghi si era detto «felice» perché la proposta sembrava destinata ad arrivare al voto; poco dopo, però, ha corretto il tiro: "Verificheremo, se è un problema di coperture lo sistemeremo, perché l’emendamento le coperture le porta".
A superare il primo vaglio restano anche tre dei quattro emendamenti sulla sanatoria edilizia, mentre il quarto - quello che avrebbe imposto ai Comuni il rilascio obbligatorio dei titoli in sanatoria entro il 31 marzo 2026, richiamando le vecchie leggi del 1985, 1994 e 2003 - è stato invece fermato per mancanza di coperture. Accanto ai "salvati" emerge però un dato macroscopico: 105 emendamenti dei 414 emendamenti "segnalati" dai gruppi in commissione Bilancio sono stati dichiarati inammissibili dalla presidenza. Diciotto per materia - fuori tema rispetto alla legge di bilancio - e ben 87 per mancanza di copertura. Una cifra che restituisce senza filtri la scarsità di margini finanziari con cui la maggioranza è chiamata a negoziare i propri desiderata. Per i 18 emendamenti espunti per materia sarà possibile presentare rapidamente nuove proposte sostitutive. Molto più complessa invece la situazione dei 87 respinti per copertura: potranno essere riformulati, ma solo se accompagnati da una copertura credibile, in un quadro di risorse che resta rigidissimo.
Rodolfo Ricci
