Mercoledì 26 novembre 2025, ore 16:51

Mostre

Uno sguardo poetico verso il mondo quotidiano

di ELIANA SORMANI

Una mostra aperta alla speranza, dedicata a Elio Ciol, fotografo che per tutta la vita ha guardato alla luce con uno sguardo delicato e profondo, è quella che il Museo Diocesano Cardinal Maria Martini di Milano propone al suo pubblico per la stagione invernale 2025-26. Uno sguardo nato dalla gratitudine, dalla percezione che la realtà è un dono che lui si è sempre trovato davanti e di cui noi siamo sempre alla ricerca; uno sguardo poetico verso un mondo quotidiano che cerca di svelare con i suoi scatti, aprendoci al mistero del reale. Curata da Stefano Ciol, figlio dell’artista (che oggi ha novantesei anni), e con i testi scritti da Michele Smargiassi, la mostra, che ripercorre oltre settan’anni di carriera del fotografo con novanta scatti in bianco e nero, è ricca di luci e ombre, di contrasti tra improvvisi bagliori e spazi di profonda oscurità, proprio come la realtà è costellata da momenti bui e inaspettate rivelazioni, di cui l’artista è perennemente alla ricerca nel tentativo di voler lasciare con le sue immagini un messaggio di luce e speranza. Un messaggio, di cui un tempo come il nostro sembra aver più che mai bisogno. “La luce è tutto” dichiara Elio Ciol, una luce che è ricerca di Dio, senza la presunzione di voler fotografare Dio, ma con il desiderio di fotografare il creato, immagine ed espressione piena di sacralità. Come dichiara Michele Smargiassi “Elio Ciol si può definire un fotografo francescano, che cerca Dio nel creato”…“Si può essere realisti e trascendenti. Persino con la fotografia. Ciol ce l’ha insegnato, facendolo per tutta la vita. Una vita iniziata nel 1929 a Casarsa della Delizia in provincia di Pordenone, dove tutt’oggi vive. Inizia la sua attività lavorativa nel laboratorio fotografico del padre, dove già a 14 anni realizza i primi scatti avendo acquisito le competenze tecniche in famiglia. Le sue immagini portano per sempre con sé quel mondo contadino e umile tipico del suo territorio e alla cui realtà è profondamente legato. E’ proprio a Casarsa che ha l’occa sione di stringere amicizia con Pier Paolo Pasolini, che nel paese d’origine della madre torna l’estate a trascorrere le sue vacanze. Ad unire i due personaggi, apparentemente così lontani ideologicamente e per fede, è la medesima amarezza provata per il furto dei valori umani da parte di una società del possesso e della superficialità, così come il bisogno di dover dare un’ultima voce a quel mondo di valori divorati dalla modernità consumista e indifferente, convinti entrambi che se il mondo non si può salvare dall’e stinzione, almeno qualcosa di esso si può ancora comprendere. A testimoniare il legame con Pasolini tanti scatti, di cui alcuni presenti anche in mostra nella sezione dedicata alla loro amicizia e tanti aneddoti che ancora il fotografo racconta come quello relativo ad un loro incontro casuale avvenuto ad Assisi dove si mostrano entrambi sorpresi di vedersi, visto il luogo così carico di spiritualità, tanto che Pasolini chiede a Ciol “Cosa ci fai tu qui?” e Ciol risponde “Era quello che volevo chiedere io a te”. Nel 1945 Elio Ciol scopre la possibilità di effettuare delle immagini dagli intensi contrasti, che presto diventeranno la sua cifra stilistica, attraverso l’uso di filtri con una pellicola a infrarossi. A partire dagli anni Cinquanta realizza i suoi scatti più famosi, legati alla campagna friulana e a quella umbra, ai canyon americani, alla Libia, l’Armenia e alla Terra Santa. Nel 1957 si sposta ad Assisi dove vive alcuni anni incaricato di scattare immagini sacre dalla Pro Civitate Christiana e dove ritornerà spesso in seguito, perché ad Assisi, tra le pietre medievali della rocca e della basilica inizia ad esplorare la trinità terrestre che poi corrisponde misteriosamente a quella celeste, come è evidente nelle fotografie parte della penultima sezione della mostra dedicata al “Tempo del Sacro”. Nel 1962 lavora come fotografo di scena del film “Gli ultimi” diretto da Vito Pandolfi su un soggetto di padre David Maria Turoldo, a cui sempre in mostra sono dedicate una serie di immagini. Nel 1963 inizia a collaborare a Milano con Luigi Crocenzi alla creazione della “Fondazione Arnoldo e Fernando Alimani per lo studio e la sperimentazione sul linguaggio per immagini” e negli stessi anni stringe amicizia con Don Giussani e i ragazzi di Gioventù Studentesca, che diventano soggetti dei suoi scatti ripresi nelle loro attività nella campagna della bassa milanese. Seguono anni di intenso lavoro sia di carattere documentaristico come artistico, che lo portano a collaborare con numerose case editrici e istituzioni pubbliche e private italiane e straniere.

Durante la sua carriera ha realizzato ben 180 mostre personali e pubblicato più di 230 libri; le sue fotografie si trovano oggi in musei di tutto il mondo e finalmente anche Milano oggi riesce a dedicargli una prima ricca monografica grazie alla determinazione della direttrice del museo diocesano Nadia Righi, che in proposito dichiara “dopo Mario De Biasi e Giovanni Chiaramonti, è arrivato il momento di far conoscere al nostro pubblico, nel palinsesto autunnale dedicato ai grandi fotografi del Novecento italiano, un grande maestro come è Elio Ciol”. La mostra articolata in undici sezioni ci parla di un tempo della storia del Novecento che si intreccia con la storia personale dell’artista, a iniziare dalle prime opere dedicate al tema dell’infanzia inserite in una sezione dal titolo il “Tempo della crescita”. Il percorso si apre con un’immagine molto amata dall’artista dedicata a due fratelli, in uno stile apparentemente vicino al neorealismo, anche se lui non si può definire un fotografo neorealista in senso proprio. Una fotografia in cui il suo sguardo si sofferma sui bambini in modo primitivo e francescano tipico del cristianesimo delle origini, con lo stupore e la meraviglia per l’immediatezza del creato. I bambini come la natura, le piante e gli uccelli presentano nella loro spontaneità il mistero del mondo. Come dichiara Smargiassi, Elio Ciol è un cercatore dei segni, non un semiologo del mondo, ma è un uomo che cerca i segni che stanno dietro ciò che si vede; come un pescatore di perle nascoste nella conchiglia del tempo, un pescatore che trattiene il respiro prima di tuffarsi; egli cerca nel presente, nel quotidiano, negli eventi non clamorosi l’attimo da non dimenticare, come dimostrano le immagini presenti nella seconda sezione dal titolo “Il tempo della vita”. Al mondo del lavoro, con un’attenzione particolare al mondo contadino, e all’emigrazione è dedicata la terza sezione della mostra in cui il tempo dell’uomo è scandito la proprio lavoro, una condanna che l’uomo è riuscito ad addomesticare. Elio Ciol è stato anche un fotografo del dolore capace di documentare una tragedia del suo tempo come quella del Vajont, quando la montagna era caduta nel lago artificiale e aveva sommerso un intero paese. Un reportage in cui forse per la prima volta Ciol sente il peso insopportabile della testimonianza, tant’è che mai più in seguito se la sentirà di documentare una tragedia del presente, cercando di vivere il senso del dolore nei tempi lunghi della vita piuttosto che nei tempi convulsi della catastrofe. Il volto degli anziani e i loro sguardi pieni di attesa sono un altro tema ricorrente nella fotografia di Ciol, come emerge nella sezione “Il tempo della sera” in cui sono presenti diversi scatti di persone anziane pronte a guardare la vita dal lato opposto dei bambini. A chiudere questa sezione l’imma gine di una donna anziana seduta in chiesa che guarda verso un punto sconosciuto illuminata da una luce che rende lo scatto misterioso e allusivo ad un modo diverso di guardare le cose che probabilmente le deriva dalla fede e che il fotografo nella sua profondità spirituale percepisce e ci rimanda nel gioco di luci e di movimenti silenziosi Una sezione suddivisa in quattro momenti intitolata il “Tempo delle amicizie” è dedicata a personaggi pubblici a cui Ciol si lega nel tempo, da Pier Paolo Pasolini al pittore americano William Congdon, ripreso nei momenti più intimi della creazione artistica, da Padre David Maria Turoldo, sacerdote scomodo e poeta della condizione umana, che Ciol accompagna nelle loro comuni terre alla ricerca di paesaggi e volti per un film che sarebbe poi stato tratto da un suo racconto, fino a Don Giussani, che immortala circondato dai suoi giovani seguaci, immortalati nell’inquieta ricerca spirituale. A temi più spirituali e sacri sono dedicate le ultime due sezioni della mostra anticipate da una sala in cui viene proiettata la testimonianza dell’artista estratta dal documentario “Elio Ciol. Fotografare col cuore” girato dal regista Fulvio Toffoli nel 2017. L’esposizione si conclude con uno spazio dedicato al “Tempo della contemplazione”, con i paesaggi dell’arti sta, rappresentativi di un mondo plasmato dall’uomo ma donato da Dio, in cui scrittura divina e scrittura umana si incontrano come per miracolo. Elio Ciol si ferma su questo incontro e con la sua tecnica e il suo occhio meccanico ne svela e rivela i segreti aprendosi alla speranza e al sogno, come si evince dalla fotografia conclusiva in cui il bianco, la luce, domina la scena, una luce verso cui lo spettatore è invitato a guardare, come una speranza che dopo tutto può continuare a vivere anche dopo la morte.

Elio Ciol. Sguardi e silenzi, Milano-Museo Diocesano Cardinal Carlo Maria Martini, 14 novembre-15 febbraio 2026

( 26 novembre 2025 )

Libri

Il figlio prediletto della fede

Il saggio di Andrea Aguti: il significato per i credenti e i non credenti

  • Email Icon
  • Facebook Icon
  • Twitter Icon
  • Pinterest Icon
Commenta Icona

Mostre

Uno sguardo poetico verso il mondo quotidiano

Al Museo Diocesano Cardinal Maria Martini di Milano una mostra aperta alla speranza dedicata a Elio Ciol

  • Email Icon
  • Facebook Icon
  • Twitter Icon
  • Pinterest Icon
Commenta Icona

Mostre

Cartier in dialogo con l'arte antica

Ai Musei Capitolini una mostra accosta le creazioni della Maison alle sue ispirazioni greche e romane

  • Email Icon
  • Facebook Icon
  • Twitter Icon
  • Pinterest Icon
Commenta Icona

FOTO GALLERY

Immagine Foto Gallery

© 2001 - 2025 Conquiste del Lavoro - Tutti i diritti riservati - Via Po, 22 - 00198 Roma - C.F. 05558260583 - P.IVA 01413871003

E-mail: conquiste@cqdl.it - E-mail PEC: conquistedellavorosrl@postecert.it